CHELAZIONE -
CHELATION THERAPY
=
EDTA vedi:
Chelation 2
+
Stress
ossidativo
L’ EDTA (ideata dal Prof. Giuseppe Frau, ormai
traPassato) puo' essere utile: nell’invecchiamento, neIl’aterosclerosi
e nei gravi casi di
intossicazione
da metalli tossici, anche quelli dei
Vaccini,
delle amalgami e/o
materiali dentali
Terapia
non
proprio naturale in quanto utilizza delle sostanze
chimiche (EDTA) per "chelare",
cioè togliere andando a raccogliere all’interno
dell’organismo per mezzo del sangue, le tossine
accumulate nelle vene e nelle arterie (esempio
calcio e grassi; trattasi di un drenaggio forzato
dell’organismo. Tecnica praticata e conosciuta nei
paesi anglosassoni, in Italia ancor misconosciuta,
ma comunque molto utile sopra tutto per prevenire ed
evitare sopra tutto ictus,
bypass, infarti e
malattie arteriosclerotiche.
EDTA, od
acido etilendiamminicotetracetico è uno
dei più potenti antiossidanti disponibili (insieme a
NAC ed altri), in medicina nel trattamento
dell'avvelenamento da metalli pesanti e
dall’intasamento delle arterie da parte di grassi e
calcio che determinano il loro restringimento,
quindi e’ una importante tecnica anti bypass, poco
nota anche alla medicina ufficiale per
l’impreparazione dei medici cardiologi.. E' uno dei più importanti antiossidanti utilizzati
nella
terapia chelante. Viene somministrato soltanto per per fusione venosa
lenta, da 1 a 3 volte la settimana e con dosaggi
variabili in rapporto alle caratteristiche della
malattia e della normalità o meno della funzione del
rene, dato che il chelato (Edta + metallo) viene
eliminato per il 95-98% attraverso il rene. Il miglioramento dei disturbi inizia dopo 3-5
perfusioni.
STORIA della CHELATION
TERAPY Il dott. Elmer Cranton oltre ad insegnare questa
tecnica, ha anche pubblicato un libro "Bypassig
Bypass" nel quale ne spiega i grandi vantaggi. In
sintesi trattasi dell’inoculazione di sostanze in
vena (acido Etilenediaminotetraacetic) che veicolate
dal sangue staccano e sciolgono i depositi delle
sostanze tossiche accumulate in tutto il corpo per
alimentazione e comportamenti errati. Questa terapia
conferma le nostre asserzioni sul fatto che ogni "malattia"
(in realta sono solo
sintomi) deriva da un’Etica sbagliata che
determina mal Nutrizione fisiologica.
Alfred Werner, premio Nobel
per la Chimica, ipotizzò (1893) che composti chimici che
hanno struttura ottaedrica potrebbero legarsi con ioni
di metalli pesanti. Nel 1920, ne viene data la conferma sperimentale ed alle
sostanze che hanno questa proprietà di legarsi con
metallo-ioni viene dato il nome di “chelanti” (da chele)
a sottolinearne la solidità del legame. Nel 1930, in Germania ed in Usa viene sintetizzato
l’acido etilendiaminotetracetico (EDTA) aminoacido non
esistente in natura, che è il chelante più potente
finora noto, e che viene largamente usato in campo
industriale (coloranti, tessile, detersivi, alimentari,
purificazione delle acque, concimi, ecc.). In campo biologico, presso la Georgetown University ne
vengono identificate (1947) l’azione anticoagulante
utilizzata nella conservazione del sangue a scopo
trasfusionale e l’azione antitossica nell’avvelenamento
da piombo e radioelementi, con risultati così favorevoli
che l’ EDTA ne è universalmente considerato il rimedio
di elezione. Sono stati gli stessi ex-intossicati dal piombo a
segnalare il miglioramento dello stato generale e, se ne
soffrivano, anche dall’angina (tolleranza dello sforzo)
e della claudicazione intermittente (malattia delle
vetrine).
D) Cosa avvenne dopo questa
scoperta ? Ne abbiamo parlato con il Prof Giuseppe Frau già
primario di Cardiologia, ora membro corrispondente della
Società Francese e Svizzera di Cardiologia, che dal 1982
studia l’ EDTA in collegamento con la “International Chelation Research Foundation”: facendone di recente
un’ampia trattazione presso la Sezione lombarda del
Consiglio Nazionale delle Ricerche.
Il numero dei pazienti che
dal 1950 hanno ricevuto l’EDTA per malattie vascolari
aterosclerotiche (cerebrali, coronariche, periferiche
degli arti) e per precoce invecchiamento, è
incalcolabile (stimati oltre 10 milioni).
D) Quale è il contributo
dell’Italia alla ricerca sull’EDTA ? In Italia (Brescia, Roma, Palermo) sono stati curati con
EDTA, dal 1985, oltre 2000 pazienti con risultati
dell’ordine di quelli riportati in letteratura. I
contributi italiani di maggiore interesse sono: a) La prova che I’ EDTA
agisce sul microcircolo aumentando significativamente la
perfusione del sangue nei tessuti, come è confermato dal
miglioramento del quadro capillarografico e dalla
ripristinata elasticità della parete vascolare
documentata con un nuovo metodo di esame non invasivo
della microcircolazjone. b) L’azione favorevole sui “Radicali Liberi” che dopo 25
perfusioni di EDTA, risultano, in media, diminuiti di
circa il 40%.
D) Come agisce I’EDTA ?
In origine, il miglioramento dei sintomi era stato
attribuito alla ricanalizzazione dell’arteria ostruita:
i dati sperimentali e cimici hanno, invece, dimostrato
che l’azione dell’EDTA è ben più complessa. 1) Alla “chelazione dei
calcio” (che avviene non a spese dello scheletro o dei
denti), bensi nel calcio “metastatico” che va
accumulandosi con l’avanzare dell’età nei “tessuti
molli” (pareti arteriose, fasce articolari, ecc.),
corrispondono il miglioramento della funzione cellulare
( membrana, mitocombri), il rilasciamento del tono del
microcircolo e la diminuzione dell’aggregazione delle
piastrine (azione antitrombotica). 2) Alla chelazione del “Ferro e dei Rame”
(pro-ossidanti), l’inibizione della sintesi e
liberazione dei “Radicali Liberi”.
D) Quali le prospettive e
le conclusioni ? L’utilizzazione dell ‘EDTA nell' invecchiamento e nell’
aterosclerosi è fondata su inequivocabili presupposti
scientifici, è efficace nei limiti precisati, e non
presenta rischi per il paziente. Circa le prospettive, è confortante il fatto che
dall’EDTA ne sia stato autorizzato uno studio
controllato in terza fase (EDTA versus Placebo) su
pazienti con claudicazione intermittente di origine
vascolare.
3) Alla “chelazione dei
metalli tossici”, consegue l’accelerato allontanamento
del 95% dello ione metallico attraverso la via renale.
Le risposte biologiche
attivate dall’EDTA non sono, dunque, sostanzialmente
diverse da quelle dei farmaci che variamente
associati,vengono utilizzati nei tempi
dell’invecchiamento e dell’ arterosclerosi. L’unica fondamentale differenza sta nel fatto che la
chelazione dei metallo-ioni avviene nel plasma e negli
spazi interstiziali senza che I’EDTA venga metabolizzato
da parte dell’organismo nel senso che iniettato come Na2
Mg EDTA, viene eliminato immodificato come Ca EDTA.
D) Come viene eseguita la
terapia con EDTA ? L’EDTA è somministrabile soltanto in perfusione venosa
lenta ad intervalli e dosaggi che variano in rapporto
alle caratteristiche della malattia vascolare.
D) Con quali risultati ? Nei “soggetti a rischio aterogeno” senza lesioni
vascolari, il miglioramento dello stato generale è stato
segnalato dal 75-85% dei soggetti che hanno ricevuto
l’EDTA. Nei pazienti con lesioni vascolari aterosclerotiche, la
“scomparsa a 5 anni dei sintomi” è stata ottenuta: nel
37% dei pazienti con attacchi d’ischemia cerebrale
transitori (TIA) e/o con insufficienza vertebro-basilare
(IVB); nel 65% dei casi con “angina pectoris” e nel 45%
dei casi con “claudicazione intermittente”: la
persistenza nel tempo dei risultati è subordinata
all’abolizione dei fattori di rischio modificabili
(ipertensione, ipercolesterolemia, tabacco,obesità). Il trattamento con EDTA è risultato “inefficace/dubbio”
nel 42% su TIA/IVB, nel 20% sull’angina e nel 30% sulla
claudicazione intermittente.
D) Quali le indicazioni
deII’EDTA ? Data la corrispondenza degli effetti biologici, le
indicazioni dell’EDTA, sono quelle dei farmaci omologhi
di uso corrente: senza esserne sostitutiva, per ragioni
di praticità. Ma, l’EDTA ne diventa utilmente complementare quando la
terapia medica abituale non abbia dato i risultati
previsti sui sintomi o quella chirurgica non abbia
indicazione.
D) L’EDTA può essere usato a
scopo profilattico dell’aterosclerosi ? Non è stato ancora accertato se la regressione dopo EDTA
delle placche giudicate di natura aterosclerotica che è
stata osservata in sede sperimentale, possa realizzarsi
anche nell’aterosclerosi degli umani. Tuttavia, nei soggetti ad alto rischio aterogeno e nelle
fasi più iniziali dell’aterosclerosi (ispessimento della
parete delle carotidi, alterazione sistemica della
regolazione e del tono vascolare, in particolare del
microcircolo, deposizioni di calcio), l’utilizzazione
dell’EDTA potrebbe essere giustificata, dopo i 40 anni
di età in accordo con il pensiero dei colleghi americani
che ne affermano l’utilità.
D) L’EDTA ha effetti
collaterali e quale è la mortalità ? Le gravi complicazioni renali anche mortali
manifestatesi ai primordi dell’utilizzazione dell’EDTA a
scopo terapeutico, dovute al dosaggio eccessivo del
chelante, appartengono ormai alla storia remota della
chelazione. Se la chelazione viene eseguita correttamente, i
fenomeni collaterali degni di nota sono praticamente
inesistenti. La mortalità, a 5 anni, nell’esperienza italiana, è del
16.5% di cui, 1’11.22% per causa cardiovascolare (ictus,
arresto cardiaco, aggravamento della malattia vascolare)
e del 5.28% per cause non in relazione all’EDTA.
D) Quali le prospettive e
le conclusioni ? L’utilizzazione dell ‘EDTA nel]’ invecchiamento e nell’
arterosclerosi è fondata su inequivocabili presupposti
scientifici, è efficace nei limiti precisati, e non
presenta rischi per il paziente. Circa le prospettive, è confortante il fatto che
dall’EDTA ne sia stato autorizzato uno studio
controllato in terza fase (EDTA versus Placebo) su
pazienti con claudicazione intermittente di origine
vascolare.
DATI sulle
CHELAZIONI EDTA, in ITALIA Dal 1950 in poi oltre 10 milioni di persone hanno subito
il trattamento nel mondo. In Italia, dal 1985, tra Brescia, Roma e Palermo, sono
stati curati con EDTA oltre 2000 pazienti. I malati curati con EDTA sono al momento 800 in Italia,
e si registra una regressione dei disturbi nel 50% dei
casi, un miglioramento significativo (superiore ad altri
metodi) nel 25%, un miglioramento modesto nel 15% e
nessun vantaggio specifico nel 10% dei casi. “Da rilevare però che si registra un miglioramento della
salute e della qualità della vita in generale per quasi
tutti i pazienti”. Questo almeno quanto dicono i
medici specializzati nella chelazione. Resta da stabilire quanta parte abbiano in tali
miglioramenti non certo le chelazioni in sé, ma il fatto
che i chelanti mettano la testa a posto durante queste
procedure, e si mantengano leggeri con frutta e verdure,
mettendo al bando the, caffè, farmaci, integratori, vino
e sigarette.
VARIE CHELAZIONI a
SECONDA dei MINERALI da ESPELLERE Alla chelazione del calcio metastatico che si
accumula nelle fasce articolari e nelle pareti
arteriose (chelazione non dunque a spese dello
scheletro o dei denti), corrisponde un miglioramento
della funzione cellulare (membrana, mitocondri) e la
diminuzione dell’aggregazione piastrinica (azione
antitrombotica).
Alla chelazione
del ferro e del rame corrisponde l’inibizione della
sintesi e la liberazione dei radicali liberi (40% in
meno dopo 25 perfusioni di EDTA).
Alla chelazione
dei metalli tossici (mercurio, piombo, arsenico,
cadmio, nickel) consegue l’accelerato allontanamento
dello ione metallico per via renale.
Il lato positivo
della questione è che la chelazione dei metalli-ioni
avviene nel plasma e negli spazi interstiziali senza
che l’EDTA venga metabolizzato dall’organismo.
TANTA
FRUTTA e TANTA
VERDURA
CRUDA
in OGNI CASO L’EDTA viene somministrato solo per fusione venosa
lenta da 1 a 3 volte la settimana, con dosaggi
variabili in rapporto alle caratteristiche degli
accumuli e della funzionalità del rene, visto che il
chelato (EDTA più metallo espulso) viene eliminato
al 95% attraverso il rene, ed anche attraverso la
pelle (che è il secondo rene del corpo). I risultati
migliori li ottengono i pazienti che praticano
ottimi stili di vita e che mantengono in efficienza
il sistema renale. Si parla troppo poco però dei tanti effetti
indesiderati, tipo febbre, cefalea, nausea, disturbi
di stomaco, vomito, convulsioni, depressione midollo,
cali di pressione, aritmie, arresti respiratori,
ipocalcemia, dialisi. Del resto sappiamo che, anche nelle più innocenti
forme di detossificazione, subentrano le
crisi eliminative.
I CHELANTI che
DISOSTRUISCONO le ARTERIE Da qualche anno, anche in Italia, si parla, con parerI discordi, dell ‘impiego dell' edta (acido
etilendiaminotetracetico) nella cura delle malattie
circolatorie - cerebrali, coronariche e periferiche
degli arti - di natura arterosclerotica. Ne abbiamo
parlato con il prof. Giuseppe Frau primario emerito
di Cardiologia e presidente onorario della Società
italiana per Io studio dei chelanti. che si occupa
dell’argomento da oltre 10 anni, sia dal punto di
vista dottrinale, avvalendosi anche del sostegno di
colleghi americani e dell’Est di maggiore
esperienza, sia pratico su una casistica personale
ai 180 malati in osservazione da 2 a 5 anni. La storia inizia nel 1893, quando il premio Nobel
per La Chimica, Alfred Werner, ipotizzò che
particolari composti chimici potrebbero legarsi
saldamente con metalli pesanti (cationi bivalenti)
allo stato ionico Circa 30 anni dopo, Morgan Drew confermarono I
‘esattezza dell' intuizione di Werner, e proposero
di chiamare «chelanti (dal greco = chele) le
sostanze aventi questa proprietà, Nel 1930, I’Edta fu ottenuto sinteticamente, e nel
1935 fu utilizzato nell’industria dei coloranti, del
tessile, dei saponi e dei detersivi, ecc.,, Nel 1947 fu utilizzato, (Rubin) per la prima volta,
nell’uomo, nelle intossicazioni acute da piombo (Pb),
da calcio (Ca), nelI’ipercalcemia da
iperparatiroidismo e nell’ intossicazione digitalica
con risultati così favorevoli da esser, l’Edta,
tuttora, il farmaco di elezione in queste
drammatiche circostanze.
Singolare
è il fatto che l’idea di utilizzare I’Edta anche al di fuori di
queste intossicazioni, fu suggerito dagli stessi malati ex intossicati dal
Pb che riferivano non soltanto che era chiaramente migliorato lo stato
generale, ma anche che erano scomparse malattie quali l’angina pectoris
e la claudicazione intermittente (malattie delle vetrine) di cui soffrivano.
Cosa
avvenne dopo questa scoperta ?
Dietro questa segnalazione Clarke curò
con Edta 20 malati affetti da angina pectoris, ottenendo la scomparsa
delle crisi in 19 di essi. Il numero dei malati curati con Edta, a livello
mondiale, è incalcolabile: ma,
solo i 100.000 casi curati secondo un protocollo standard, elaborato nel
1976 dalla American College Advancement Medicine (Acam) sono
utilizzabili ai fini statistici.
A che punto è la
ricerca ?
Secondo
questo protocollo, è tuttora in corso una ricerca controllata in «doppio
cieco» autorizzata dalla «Foods and Drugs Administration» (Fda).
Quale contributo sta dando l’italia alla ricerca
sull’Edta ?
In
Italia, i malati curati con Edta (Brescia. Roma, Palermo) sono circa 800
con risultati che, sostanzialmente, ripetono quelli di Clarke del
1958: regressione
di disturbi nel 50% dei casi. - Miglioramento significativo, superiore
a quello ottenuto nello stesso malato con le terapie correnti nel 25%.
- Miglioramento modesto nel 15%. - Nessun vantaggio nei 10% dei casi.
- Miglioramento dello stato generale nel 95-98% dei casi, spesso con
modificazione della qualità della vita.
Come agisce l’Edta
sull'organismo ?
Meccanismo
di azione: inizialmente era stato ipotizzato (Clarke) che la scomparsa
dei disturbi fosse dovuta alla ricanalizzazione dell’arteria ostruita
alla chelazione del calcio dalla placca ateromatosa da parte dell’Edta.
Le ricerche eseguite su modelli sperimentali (cellule isolate) e su
piccoli animali hanno, viceversa, dimostrato che gli effetti della
chelazione sono ben più complessi ed articolati:
(vedi flg. 1).
1)
Miglioramento del metabolismo e della funzione cellulare.
2) Aumento marcato
dell’irrorazione sanguigna e quindi dell’ossigenazione dell’organismo,
da dilatazione delle
piccole arterie e della microcircolazione
(tratto arteriolocapillare).
3)
Azione antiossidante per sottrazione del rame (Cu) e del ferro (Fe),
indispensabili per la formazione dei
perossidi che sono
i veri killer delle strutture cellulari e considerati responsabili dell’aterosclerosi,
nonche' di tutte le malattie degenerative, dell’invecchiamento e, forse,
anche del cancro.
4)
Azione svelenante dell’organismo per la chelazione dei metalli tossici
(piombo, crorno, arsenico, manganese, alluminio, mercurio, molibdeno ecc...) accumulatisi nel corso degli anni.
5)
Azione ostacolante la formazione di trombi occludenti il lume arterioso.
E'
stupefacente il fatto che l’Edta riassume se le proprietà dei vari
farmaci che utilizzano nella pratica corrente checon cadenza decennale sono
stati allestiti per correggere ciascuna delle 5 situazioni patologiche che
dell’aterosclerosi sono probabilmente i fattori causali.
Come
avviene questa terapia ?
L’Edta può essere
somministrato soltanto per per fusione venosa lenta, da 1 a 3 volte la
settimana e con dosaggi variabili in rapporto alle caratteristiche della malattia e della normalità
o meno della funzione del rene, dato che il chelato (Edta + metallo) viene eliminato per il 95-98% attraverso il rene. Il
miglioramento dei disturbi inizia dopo 3-5 perfusioni; si concreta durante
il ciclo di cura 20-30 perfusioni) ed è massimo dopo 3-6 mesi
dalla fine della cura.
Il risultato è migliore nei diabetici e quando il malato ottimizza il proprio stile di vita eliminando i noti
fattori di rischio (obesità, ipertensione, ipercolesterolo e trigliceridi, abolizione del tabacco, ecc.).
Quali
ne sono le indicazioni ?
L' Edta ha indicazioni abbastanza definite: a) Malattie vascolari
cerebrali (senescenza, paresi transitorie, demenza senile) anche secondarie da occlusione delle arterie del collo.
Malattie retiniche: in particolare la «degenerazione maculare», specialmente diabetica, solo correggibile con la folgorazione
Laser. b) Angina pectoris (sforzo, variante, post-infartuale) refrattaria alla cura medica corrente, e, quando non è
indicato o è discutibile il by-pass (malattia dei due vasi; lesioni coronariche particolari; ecc.). c) Claudicazione intermittente
da stenosi od occlusione dei rami di arterie delle gambe ("malattia delle vetrine"), anche dei III stadio
(crampi notturni) e IV stadio (gangrena) secondo Fontaine, soprattutto sedi origine diabetica. d) Recidive di angina e di claudicazione
interrnittente in rapporto alla occlusione dei by-pass o di qualche ramo arterioso già pervio. e) Sclerodermia.
Può
essere l’Edta usato a scopo profilattico dell’aterosclerosi ?
Nei «casi a rischio»,
per la familiarità, un’ arteroscierosi, o con segni di arterosclerosi
iniziale (senilità precoce. calcificazioni lungo le arterie. soffi aortici, ecc.) viene consigliato l’Edta,
perchè non è escluso che anche nell’uomo possa realizzarsi la "guarigione fisiologica") cioè la regressione delle
placche arterosclerotiche recenti analogamente a quanto è stato documentato nell’arterosclerosi sperimentale
(Zackmeister).
La
terapia chelante può dare effetti collaterali e qual' è la mortalità a 5
anni ?
La terapia chelante, se
eseguita secondo il protocollo sopra ricordato, non comporta problemi degni
di nota, come è stato anche confermato dall’esperienza brasiliana su 100.000
perfusioni venose.
Le gravi
complicazioni renali osservate agli
inizi, dovute ai dosaggi non razionali dell’Edta (5 -10 gr al giorno
per 15 giorni), hanno ormai solo valore storico. Dopo 5 anni dalla fine della cura, la mortalità, negli 800 casi Italiani, è
stata del 3,2% per l’aggravamento della malattia perla quale fu eseguita
la terapia chelante.
Quali
prospettive e quali conclusioni ?
L’impiego dell’Edta nelle complicazioni dell’arterosclerosi,
è fondato su solide basi scientifiche, è efficace e senza rischi.
E meno
«eretica» di quanto non si creda dato che agisce in coerenza con i farmaci
che usiamo correntemente, esclusi i betabloccanti, con la differenza che
l’Edta li riassume avendoli anticipati di qualche decennio (vedi fig.
2).
L’Edta è l’unico farmaco efficace e ad azione prolungata contro
le tossine che, secondo le previsioni, saranno l’obiettivo
primario nella lotta contro le malattie degenerative.
Commento NdR: pur essendo d'accordo nel cercare di
disintossicare, l'organismo
intossicato, consigliamo di non
ricorrere facilmente a queste tecniche, se non in specifici casi nei
quali essa e' assolutamente indispensabile, ma SEMPRE previo
controllo certo della funzionalita' renale e quella del muscolo
cardiaco.
Per porre rimedio all’accumulo di metalli
pesanti, c’e’ la anche e non solo, la Chelazione
con
EDTA, l’uso di
Fitoterapici
quali la Clorella,
Minerali
come la Zeolite e drenanti Fitoterapici ed
Omotossicologici
che favoriscono la mobilitazione e l’eliminazione dei
metalli dai
tessuti e poi la fuoriuscita dall’organismo.
E’ fondamentale durante la Chelazione che i metalli
smobilitati da i depositi (nei vari organi) vengano
incanalati attraverso gli organi deputati alla eliminazione,
come il Rene ed l’Intestino con diuretici e drenanti
altrimenti la Chelazione puo’ creare dei danni ancora piu’
seri per avere smosso i metalli da alcuni depositi e
trasferendoli in altri distretti con un’aggravamento della
sintomatologia.

|
La Chelazione e' possibile farla anche con la
Vitamina C, come indicato ad un
convegno:
Il relatore probabilmente era il Dott. Rossi:
http://www.mondobio.net/qcibus-in-primisq-lalimentazione-prima-di-tutto.html
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
Terapia chelante con Edta serve poco a
cuore e
vasi
Nei pazienti con infarto la terapia chelante
con Edta abbassa di poco il rischio di
successivi eventi cardiovascolari. «Un risultato
insufficiente per sostenere l''uso della
chelazione nei soggetti infartuati» commenta
Gervasio Lamas, cardiologo del Mount Sinai
medical center di Miami, Florida, e primo autore
di un articolo pubblicato su Jama.
La chelazione consiste nella somministrazione
endovenosa di sostanze che si legano ai metalli
pesanti rimuovendoli dal circolo. Tra queste c'è
l'acido etilendiaminotetracetico, o Edta, la cui
validità contro il saturnismo è nota dal 1947.
Altra sorte ha invece l'infusione di Edta,
combinato a minerali, come magnesio e potassio,
e vitamine, contro l''aterosclerosi: dal 1956,
quando Norman Clarke ne sostenne i benefici per
il trattamento dell'angina, cardiologi e
angiologi sono divisi sulla sua utilità.
Afferma Lamas: «L''Edta si lega al calcio,
interferendo con la formazione di placche
aterosclerotiche su vene e arterie con due
meccanismi: riduzione dell''aggregazione
piastrinica e abbassamento del
colesterolo». Nonostante la progressiva
diffusione del trattamento, a oggi solo 3 studi
clinici hanno valutato gli effetti della
chelazione sull'apparato cardiovascolare, senza
trovare alcuna evidenza di efficacia del
trattamento, peraltro potenzialmente
pericoloso.
Infatti, se infuso troppo rapidamente, l'Edta
sodico può causare ipocalcemia e morte. «Il Tact
(Trial to assess chelation therapy) è stato
realizzato proprio per risolvere la questione di
salute pubblica posta dalla terapia chelante: un
gran numero di pazienti esposti a rischi non
definiti per conseguire benefici non provati»
sottolinea il cardiologo che, insieme ai
colleghi, ha selezionato 1.708 ultracinquantenni
con infarto nelle 6 settimane precedenti, e li
ha trattati con Edta o placebo.
I parametri di efficacia del trattamento (endpoint
primario) erano il verificarsi di un nuovo
infarto o di un ictus, la necessità di procedure
di rivascolarizzazione coronarica, o i ricoveri
per angina. Gli effetti della terapia
chelante sono stati scarsi.
Infarto: EDTA 6% e placebo 8%; ictus: Edta 1,2%
e placebo 1,5%; rivascolarizzazione coronarica:
EDTA 15% e placebo 18%; ricovero per angina:
Edta 1,6% e placebo 2,1%. In un editoriale di
commento Steven Nissen della Cleveland clinic
foundation, fa peraltro notare che lo studio ha
diverse limitazioni, tra cui il numero elevato
di pazienti che hanno ritirato il consenso al
trattamento.
E in un articolo conclusivo Howard Bauchner,
direttore editoriale di Jama, commenta: «Questi
risultati non supportano l''uso di routine della
terapia chelante come prevenzione secondaria nei
pazienti con precedente infarto del miocardio e
malattia coronarica».
By:
JAMA. 2013;309(12):1241-1250
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
L’EDTA
NELLE VASCULOPATIE ATEROTROMBOTICHE. BASI SCIENTIFICHE
MINERVA
ANGIOLOGICA -
Vol 19 - Suppl. 1 -
Marzo '94 -
G.
FRAU*, M. BALLO**. * Spedali Civili di Brescia. (Primario
Emerito: Prof. G. Frau). ** Università degli Studi di Palermo. Cattedra di
Angiologia (Titolare: Prof. M. Ballo).
In
vitro e
in vivo,
per effetto
dell’acido Etilendiaminotetracetico (?EDTA) sono state dimostrate le
seguenti risposte:
1.
Azione stabilizzatrice della membrana cellulare conseguente
all’estrusione dagli organi di deposito (mitocondri,
reticolo endoteliale) del Ca2+ in
eccesso
2.
Vasodilatazione, evidente
soprattutto, a livello del microcircolo.
3. Azione antiossidante dovuta
alla chelazione del Fe2+ e del Cu2+ indispensabili
per la formazione dei sistemi
perossidativi dell’O2 (radicali
liberi), e per l’attivazione deII' LDL-colesterolo.
4. Azione
antitossica per
chelazione dei metalli tossici (Pb, Cr, As, Mn, Al, Hg, Mb, ecc...) nel
caso di accumulo nell’organismo.
5.
Azione emoreologica
(antiaggregante piastrinica,
aumento della deformabilità eritrocitaria, riduzione della viscosità
ematica), per effetto, in vittro,
della chelazione del
Ca2+ distribuito sulla superficie dei globuli rossi e dei
trombociti, ed, in vivo,
del blocco del
Tromboxano da parte del chelante e relativa liberazione della
Prostaciclina A1
Nell’aterosclerosi
sperimentale, per effetto dell’EDTA, la formazione delle “placche
ateromatose” e la deposizione del calcio nel contesto della parete
aortica risultano ridotte significativamente, confermando che la
chelazione del Ca2+ da parte dell’EDTA avviene per la
mobilizzazione dello ione dai tessuti molli:
fenomeno,
questo, che non è dimostrabile, per quanto risulta, con altri farmaci,
compresi i calcio-antagonisti di impiego corrente.
LEDTA, dunque, riassume gli effetti che i farmaci attualmente in uso
esplicano per correggere settorialmente ciascuna delle componenti
patologiche (cellulare, vascolare, ossidativa, tossica, emocoagulativa)
che sono sempre dimostrabili nelle varie fasi dell’evoluzione della
malattia aterosclerotica.
Queste premesse, fornite dalla ricerca di base, giustificano l’impiego
dell’EDTA nel trattamento delle complicazioni vascolari dell'aterosclerosi,
e ne avvalorano i risultati.
TRATTAMENTO
CON MgNa2 EDTA DEGLI ARTERIOPATICI AL III - IV STADIO
G. FRAU*, M. BALLO**, M. MARCHETTI***
*
*
Spedali Civili di Brescia;
(Primario
Ernerito: Prof. G. Frau).
**
Università degli
Studi di Palermo. Cattedra di Angiologia
(Titolare: Prof. M. Ballo).
*** Fondazione Internazionale di Angiologia (]FA). Roma.
L’acido
Etilendiaminotetracetjco (EDTA) viene correntemente utilizzato: in
laboratorio come anticoagulante ed andaggregante
piastrinico; per accelerare l’allontanamento dall’organismo di metalli
tossici (Piombo) e radioelementi (Plutonio, Ittrio) e nell’ipercalcemia.
Viceversa, ne è ancora controverso l’impiego nelle vasculopatie
sclerostruttive e nella tromboangioite di Burger.
Nel
presente studio, vengono presi in esame soltanto gli arteriopatici al III
e IV stadio di Fontame trattati con EDTA, perchè il risultato è
valutabile anche con elementi semeiologici diretti (dolore a riposo,
ischemia critica, ulcerazioni).
IL trattamento è
stato condotto secondo il protocollo dell’ACAM (Arnerican College for
Advancement in Medicine) ed accettato dall’ FDA in uno studio
controllato ancora in corso. E’ stato utilizzato il sale MgNa2EDTA
diluito in 500 ml di acqua distillata alla dose Mx di 50 mg/Kg ed
iniettato in perfusione venosa lenta (3-3,15 h) 1-3
volte la settimana in rapporto alla
funzionalità renale.
Sono stati trattati 119
pazienti (110
uomini, 9 donne) in età media di 67 a (+ 13/- 24) di cui 108
fumatori (media di 30 sigarette al di), 40 diabetici, 52
iperdislipidemici, 38 ipertesi. Prima del trattamento con EDTA
erano stati eseguiti, oltre alle abituali terapie mediche:
simpaticectornia (18 casi), trombectomia (8 casi), by-pass aorto-mono/bifemorale
(19 casi), malarioterapia (4 casi), stimolazione epidurale permanente (1
caso), amputazione (8 casi).
Negli
81 pazienti al III stadio sono stati ottenuti:
—
normalizzazione (3 +) del quadro clinico in 58 (7 1%),
—
miglioramento (2 ±) in 14 (17%),
—
nessun risultato in 9 (11%).
Nei 38 pazienti al lV stadio sono stati ottenuti:
—
riparazione delle ulcerazioni in 20 (52%),
—
miglioramento dei fenomeni ischemici perinecrotici in 5 (13%),
—
quadro clinico stazionario in 13 (34%).
Tali
nostri risultati coincidono con quelli riportati in letteratura.
Il risultato a medio e
lungo termine (follow-up 2-8 anni) è subordinato all’abolizione dei
fattori di rischio.
I dati strumentali incruenti (pletismografia, velocimetria Doppler, indice
di Winsor, capillaroscopia), soprattutto nei pazienti al III stadio,
confermano, anche se non obbligatoriamente e correlativarnente,
l’avvenuto miglioramento clinico.
La tollerabilità del trattamento con EDTA è stata nel complesso normale
e non sono stati documentati effetti collaterali degni di menzione.
Tratto da: Edizioni Minerva Medica
Continua in:
Pag. 2 +
Disintossicazione
Associazione per la Terapia
Chelante (SITeC):
http://www.terapiachelante.it/
Attenzione ad affidarvi solo a medici veramente
competenti altrimenti potreste con questa terapia eliminare
anche i minerali indispensabili all'organismo ! Significa che questa terapia ha dei rischi e degli effetti
collaterali noti e non sottovalutabili.
Le sostanze chimiche
impiegate a questo scopo, si legano ai metalli per
permettere la loro eliminazione dal corpo, ma nello stesso
tempo favoriscono l’eliminazione di altre sostanze molto
importanti per il corretto funzionamento delle nostre
funzioni, per esempio gli elettroliti (come il sodio, il
calcio o il potassio), la cui carenza espone a gravissime
conseguenze, soprattutto di tipo cardiovascolare.
Consiglio del
Naturopata: salvo certi rari casi, sarebbe meglio
affidarsi alla chelazione naturale con
alimentazione appropriata:
Crudismo +
Emodieta,
Zeolite,
Carbone vegetale,
fermenti
lattici adatti alla persona.
vedi:
Ayurvedica
+
Lavaggio Energetico
+
Coppettazione
+
Riposizionamento asse Cranio-Atlante-Epistrofeo
Ben noto nel mondo e' il massaggio Ayurvedico,
che utilizzando i punti dell'agopuntura Cinese + i punti
ove vi e' dolore, risolve in molti casi diversi tipi di
problemi.
Il Lavaggio energetico e' un
particolare tipo di massaggio che apre i
chakra del corpo, eliminando in genere la
memoria della sofferenza di vissuti dolorosi.
Se vuoi conoscere il tuo stato di Benessere e migliorarlo
con queste
speciali apparecchiature modernissime, che neppure gli
ospedali hanno, prenota
via mail la consulenza QUI. Esso permette anche di
analizzare qualsiasi prodotto esistente e la sua
compatibilita' o meno, con il soggetto analizzato....
vedi anche:
Medicina Quantistica Quindi se volete fare un Test di
Bioelettronica (test di controllo del livello di
Salute_benessere).... - scrivete QUI:
info@mednat.news
|