PROSTATA e
PSA
La prostata è un
ghiandola posta in una posizione in cui vi è
poco scambio di liquidi organici. Ne consegue
che quando i suoi
tessuti e le sue
cellule si
intossicano, e quindi si
infiammano,
a causa dell’alto contenuto tossico dell'urina
che passa attraverso di essa, e per la concausa
degli acidi urici
trattenuti nei tessuti
di cui e’ composta, l'unica difesa che le sue
cellule e quindi i
suoi tessuti hanno di
sopravvivere e di mantenersi funzionali, è
quella di trattenere liquidi (acqua
del corpo) per diluire le tossine e rendere
più salubre il loro ambiente, cioe’ il loro
Terreno (matrice).
Questo determina inevitabilmente un
rigonfiamento della prostata; rigonfiamento
che restringe lo spazio interno del vaso
(tubicino) in cui transita l'urina, rendendo
quindi difficoltosa la
minzione, ovvero il tentativo di farla
uscire dal pene.
Il test PSA per
il cancro alla prostata è inutile. Parola di chi
lo ha inventato -
05/05/2010
L’affidabilità del test del Psa nella diagnosi
del cancro alla prostata ? «Poco più che tirare
una monetina in aria».
È clamorosa la dichiarazione del professor
Richard Ablin, docente di
Immunologia alla University of Arizona College
of Medicine che quarant’anni fa scoprì il
test più comune per questa forma di tumore. Sul
«New York Times» ora ammette l’inutilità
dell’esame nella grande maggioranza dei casi.
Peggio: «È un costoso
disastro nel campo
della salute pubblica», scrive,
rivolgendosi anzitutto ai colleghi. «Non avrei
mai potuto immaginare che la mia scoperta
avrebbe portato a un disastro regolato dalla
legge del profitto».
La tesi è semplice, e per la verità già
sostenuta da una parte della comunità
scientifica, prima di questa confessione
pubblica: «Soltanto in America - scrive il
professor Ablin - il bilancio degli screening
con il test del Psa è di circa tre miliardi di
dollari», ma l’esame produce molti falsi
positivi e troppo allarmismo: «Malgrado gli
americani abbiano il 16 per cento di probabilità
di andare incontro a una diagnosi di cancro con
questo test, solo il 3 per cento muore di questa
malattia».
Gli ultra-sessantacinquenni che sviluppano il
tumore della prostata «hanno più probabilità di
morire “con” un carcinoma prostatico che “per”
un carcinoma prostatico». Un’infezione, l’uso di
medicinali a base di ibuprofene o un semplice
gonfiore possono portare a un aumento del Psa,
«ma l’esito positivo del test conduce invece
sovente verso dolorosissime biopsie, o a un
intervento chirurgico, oppure a sottoporsi a
radiazioni invasive».
Psa significa «antigene prostatico specifico»,
un macromolecola capace di reagire con i
prodotti del sistema immunitario: presente nel
sangue, aumenta in presenza di una malattia
della prostata. E’ utilizzato dal 1970 come
marcatore per eccellenza.
Per il professor Ablin il test del Psa è
appropriato solo dopo una diagnosi di cancro,
per valutare il rischio di recidiva, o come
campanello d’allarme nelle persone che hanno una
storia familiare di carcinoma prostatico.
Ma
applicare il test a tutte le persone oltre una
certa età sarebbe una semplice perdita di tempo
e di denaro: non misura il livello di gravità
della malattia.
«Uomini con valori bassi di Psa possono comunque
sviluppare un cancro della prostata, mentre
persone che hanno un valore alto possono essere
del tutto sani», dice il professore, invitando
gli urologi di tutto il mondo a ridurre il
numero di esami e di prescrizioni. «Meglio -
spiega - il vecchio test, quello rettale».
D’altronde, in un periodo tra i 7 e i 10 anni di
distanza - rivela uno studio americano citato
dallo stesso professore - l’esame dell’enzima
prostatico non ha ridotto il tasso di mortalità
degli uomini sopra i 55 anni». E neppure un
esito meno negativo di un’analoga indagine in
Europa giustificherebbe lo screening di massa e
il «disastro economico» che ha spinto
d’improvviso Richard Ablin a tornare
dichiaratamente sui propri passi.
By M. Accossato – Fonte lastampa.it - Tratto da
informasalus.it
 |
USA -
Ogni anno circa 30 milioni di uomini
americani si sottopongono al test
per l'Antigene Prostatico Specifico
(PSA), un enzima prodotto dalla
prostata. - NY, Nov. 2013
Approvato dalla
Food and Drug Administration nel
1994, il test della PSA è lo
strumento più comunemente usato per
rilevare il cancro alla prostata.
La popolarità di questo esame ha
portato ad un disastro enormemente
costoso alla salute pubblica.
E' un problema che mi è
dolorosamente familiare, visto che
ho scoperto il PSA nel 1970.
Dato che il Congresso cerca sempre
modi per tagliare i costi nel nostro
sistema sanitario, un significativo
risparmio potrebbe venire dal
cambiare il modo in cui l'antigene
viene utilizzato per lo screening
del cancro alla prostata.
Gli americani spendono una cifra
enorme su sperimentazioni per il
cancro alla prostata.
Il disegno di legge annuale per lo
screening del PSA è di almeno 3
miliardi di dollari, in gran parte
pagato da Medicare e il Veterans
Administration.
Il cancro alla prostata suscita
molti articoli ma consideriamo i
numeri: gli uomini americani hanno
una probabilità del 16% di avere una
diagnosi di cancro alla prostata
nell'arco di tutta la vita, ma solo
una probabilità del 3% di morirne.
Questo perché la maggior parte dei
tumori della prostata crescono
lentamente.
In altre parole, gli uomini che
hanno la fortuna di raggiungere la
vecchiaia, hanno più probabilità di
morire con il cancro alla prostata
piuttosto che per il cancro alla
prostata.
Anche in questo caso, il test non è
certo più efficace di un lancio di
una monetina.
Come cerco di spiegare da molti
anni, il test del PSA non è in grado
di rilevare il cancro alla prostata
e, cosa più importante, non può
distinguere tra i due tipi di cancro
alla prostata - quello che ti
ucciderà e quello che non lo farà.
Invece, il test rivela semplicemente
la quantità di antigene prostatica
contenuta nel sangue di un uomo. Le
infezioni, farmaci da banco come l'ibuprofene
e un gonfiore benigno della prostata
(semplice ipertrofia) possono
elevare i livelli di PSA di un uomo,
ma nessuno di questi fattori sono
segnali di cancro.
Uomini con valori bassi di PSA
potrebbero covare tumori pericolosi,
mentre quelli con valori più alti
potrebbero essere completamente
sani.
In sede di approvazione della
procedura, la
Food and Drug
Administration ha fatto affidamento
su uno studio che dimostrò che il
test era in grado di rilevare il
3,8% dei tumori alla prostata: un
tasso migliore rispetto al metodo
standard, l'esame rettale digitale.
Eppure, il 3,8% è un numero molto
piccolo.
Tuttavia, soprattutto nei primi
giorni di proiezione, gli uomini con
un valore superiore a 4 nanogrammi
per millilitro, sono stati mandati a
fare delle dolorose biopsie
prostatiche.
Se la biopsia mostrava qualsiasi
piccolissimo segno di cancro, il
paziente è stato quasi sempre spinto
a operarsi chirurgicamente, alla
radioterapia intensiva o altri
trattamenti dannosi.
La comunità medica si sta lentamente
voltando contro lo screening della
PSA.
L'anno scorso, il New England
Journal of Medicine ha pubblicato i
risultati di due grandi studi, uno
in Europa ed uno negli Stati Uniti.
I risultati dello studio americano
mostrano che in un periodo da 7 a 10
anni, lo screening non ha ridotto il
tasso di mortalità negli uomini di
55 anni e oltre.
Lo studio europeo ha mostrato un
lieve calo dei tassi di mortalità,
ma ha anche scoperto che ben 48
uomini devono essere curati per
salvare una vita.
Quindi 47 uomini che, con ogni
probabilità, non potranno più
funzionare sessualmente (impotenza,
ndT) o rimanere fuori dal bagno per
molto tempo.
Numerosi sostenitori degli
screening, tra cui Thomas Stamey, un
noto urologo della Stanford
University, hanno preso posizione
contro i test di routine, e il mese
scorso, l'American Cancer Society ha
esortato più cautela nell'utilizzo
del test.
L'American College of Preventive
Medicine ha concluso inoltre che non
vi sono prove sufficienti per
raccomandare lo screening di
routine.
E allora perché viene ancora usato ?
Perché le
aziende farmaceutiche continuano
a sfoggiare i loro test e i gruppi
di difesa che hanno interessi in tal
senso spingono all'allerta del
cancro alla prostata, invitando gli
uomini a fare lo screening.
Vergognosamente, l'American
Urological Association,
l'associazione degli urologi
statunitensi, promuove ancora questa
esame preventivo, mentre l'Istituto
nazionale dai tumori (National
Cancer Institute) rimane molto vago
sulla questione, confermando che non
c'è chiarezza.
Il gruppo federale che ha il potere
di valutare i test di screening dei
tumori, il Preventive Services Task
Force, ha recentemente sconsigliato
lo screening PSA per gli uomini di
età compresa tra 75 anni o più. Ma
tale gruppo non ha ancora fatto una
raccomandazione per gli uomini più
giovani.
Il test per l'antigene prostatico
specifico, ha un suo senso. Dopo il
trattamento per il cancro alla
prostata, per esempio, un punteggio
in rapido aumento indica un ritorno
della malattia.
E gli uomini con una storia
familiare di cancro alla prostata
dovrebbe probabilmente fare il test
regolarmente. Se il loro punteggio
inizia a salire, potrebbe
significare la presenza di tumore.
Ma questi usi sono limitati.
La prova non deve assolutamente
essere distribuita per "proteggere"
l'intera popolazione di uomini di
età superiore ai 50.
Mai avrei sognato che la mia
scoperta quarant'anni fa avrebbe
condotto a tale disastro del sistema
sanitario pubblico basato sul
profitto. La comunità medica deve
confrontarsi con la realtà e fermare
l'uso inappropriato dello screening
PSA. In questo modo si potrebbero
risparmiare miliardi di dollari e
salvare milioni di uomini da
inutili, trattamenti debilitanti.
* Richard J. Ablin è lo scopritore
dell'antigene prostatico specifico,
PSA. Professore di Immunobiologia e
Patologia al University of Arizona
College of Medicine e Presidente
della Fondazione Robert Benjamin
Ablin per la Ricerca sul Cancro.
Prof. Richard Ablin* - The New York
Times, 9 marzo 2010
Fonte:
www.nytimes.com/2010/03/10/opinion/10Ablin.html?_r=0
Sindrome
infiammatoria chiamata "Asia"
scatenata dai
vaccini !
ASIA_Sindrome
infiammatoria-dai-vaccini-Riassunto.pdf
Tratto da: http://www.assis.it/wp-content/uploads/2014/12/ASIARiassunto.pdf
... ed e' noto che... le
infiammazioni sono foriere di
qualsiasi tipo di sintomi, che i
medici impreparati
allopati chiamano erroneamente "malattie"....
PSA & PROSTATA: IL
GRANDE INGANNO !
PROSTATITE - Ecco le 3
definizioni della
medicina
ufficiale:
Prostatite Acuta Batteriale e’ la meno comune
pero’ la piu’ facile di diagnosticare e
trattare. E’ causata da batteri e arriva subito
con brividi e sudore, dolore nel basso retro e
nell’area genitale e bruciore o dolore
urinando. Come indicazioni supplementari abbiamo
cellule bianche di sangue e batteria nelle
urine.
Prostatitis (Non batterica) Cronica (sindrome
del dolore cronico pelvico) nei piu’ comuni, ma
la meno capita, forma di prostatite.
Trovata in uomini di ogni eta’, a cominciare dai
ragazzi in su, i sintomi vanno via e poi tornano
senza preavviso, e possono essere infiammatori o
non infiammatori.
Nella forma infiammatoria,
l’urina, la sperma e gli altri fluidi della
prostata, non mostrano una presenza di
un’infezione nell’organismo, pero’ contengono
tipi di cellule che il corpo di solito produce
per combattere le infezioni. Nella forma non
infiammatoria, non sono presenti tracce di
infiammazione, ne di cellule che combattono le
infezioni.
Prostatitis
Assimptomatica Infiammatoria e’ la diagnosi
quando non esistono sintomi, pero’ il paziente
presenta cellule combattenti l’infezione nello
sperma. Viene spesso incontrato quando il
dottore cerca cause dell’infertilita’ o si sta’
facendo un test per il cancro alla prostata.
Sintomi comuni della
prostata disordinata sono:
- Sensazione di non avere svuotato completamente
la tua vescica dopo aver finito di urinare.
- Frequenza nell’urinare (consistente in
intervalli di meno di 2 ore e/o molte volte
durante la notte).
- Urinazione interrotta (fermarsi e riprendere
piu’ volte durante l’urinazione).
- Difficulta’ nel trattenere (rinviare)
l’urinazione.
- Debole o limitato flusso urinario.
- Spingimento e tendimento richiesti all’inizio
dell’urinazione.
- Un dolore che brucia durante l’urinazione.
- Dolore nell’area tra i testicoli e l’anus, nel
basso ventre o sopra le cosce, o sopra la zona
pubica. Il dolore puo’ essere peggiore durante
il movimento dell’intestino.
- Abilita’ ridotta nel avere e mantenere
erezioni, eiaculazione debole, e insoddisfazione
nelle performance sessuali.
- Un po’ di dolore durante e dopo
l’eiaculazione.
- Dolore nella punta del penis.
- Febbre e brividi.
- Perdita dell’appetito.
Ecco i
vari problemi legati alla
peristalsi ed alla
infiammazione intestinale:
1 -
mancata produzione di sufficiente serotonina per
attivare la peristalsi.
2 -
troppo stress al quale e' sotto posto
l'individuo, che investe i
due
cervelli (superiore e quello intestinale),
cioe' tensione fisica che impedisce il
rilassamento della parete del tubo digerente.
3 - elevata temperatura
nel tubo digerente, per le cattive digestioni,
alterazione del pH digestivo e della
flora
autoctona, sopra tutto dal duodeno alla
valvola ileo cecale - (ileo/cieco) zona ove si
trova l'appendice, per fermentazioni e/o
putrefazioni esagerate del chimo/chilo, che
richiedono liquidi in loco (sangue e linfa) per
tentare di spegnere il "fuoco
intestinale" che si
produce, liquidi che vengono sottratte alle
altre parti/organi e sistemi, ma e sopra tutto
dalla periferia del corpo, la pelle; con il
tempo le parti del tubo digerente interessate
dal cronico aumento di temperatura oltre i 36,8
gradi, si ingrandiscono / ingrossano e il tutto
poi, essendo appesantito, prolassa facilmente
(scende per gravità), andando a schiacciare le
parti basse del ventre, sopra tutto vescica e
prostata, la quale si appoggia sull'ampolla anale (dove stazionano le
feci non ancora evacuate dall'ano e che in
genere e' quasi sempre
infiammato specie nei
maschi), parti che al loro volta
infiammandosi ed
aumentando la loro normale dimensione e funzionale
temperatura (36,5 - 36,8 gradi), formano altre
patologie tipo: prostatiti +
infiammazioni alla
vescica, richiamando in un giro vizioso
di terreno propizio all'insediamento di parassiti, funghi, ecc. - il "fuoco
intestinale"
si spegne solo seguendo le indicazioni del
nostro:
Protocollo della salute
+
Cura dell'Aglio
(veramente importante)
+ Cura
della prostatite + Idro colon
terapia +
Cloruro
di Magnesio
+
Alimentazione crudista
+
Prostatite, cura
naturale + Prostata e Cancro della
+ Sesso, Candidosi anale e prostata
+
Idro colon terapia
+
Disintossicazione +
Alimentazione e
Prostata
vedi in
Prodotti Naturali voce Peperoncino:
Peperoncino fa male alla
Prostata
Ricordarsi
che le alterazioni degli enzimi,
della flora,
del pH
digestivo e della mucosa
intestinale influenzano la salute, non
soltanto a livello intestinale, ma anche a distanza in
qualsiasi parte dell'organismo.
Consigli: usare
prodotti decongestionanti della ghiandola
prostatica di origine naturale quali:
Serenoa repens - Uva
ursina - Lactobaciluss sporogenes in capsule
- Zinco ed il Selenio - Licopene -
Estratto di Cranwberry - Vitamina E - Vitamina D
- Vitamina C - Tè Verde .
Rimedi Naturali per Prostatiti:
cercare in Prodotti:
Semi di Pompelmo + Semi di Zucca
MALVA (Malva sylvestri L.) Foglie e
Fiori
Buon lassativo, emolliente, utile nelle tossi,
bronchiti e nelle affezioni alle mucose delle
vie respiratorie.
Rinfresca le gengive e la bocca in generale.
Utile nelle infiammazioni degli organi
dell’apparato digerente e delle vie urinarie,
sopra tutto per le mucose viscerali
dell’apparato digerente, anche per le prostatiti
(infiammazione della prostata); un decotto di
malva alla sera ed uno alla mattina per 2 mesi,
disinfiammera' non solo la prostata nei
maschi ma anche tante altre infiammazioni
viscerali, anche nelle femmine.
Oltre al piacere, la
salute: la
masturbazione aiuterebbe a
prevenire l'insorgenza del cancro alla
prostata.
Uno studio condotto da Graham Giles e il suo
team al Cancer Council Victoria di Melbourne e
pubblicato sul British Journal of Urology ha
messo a confronto un campione di 1.079 uomini
affetti da cancro alla prostata con un gruppo di
1.259 individui sani coetanei, di età compresa
tra i 20 e i 50 anni.
L'indagine si è concentrata sulla frequenza di
eiaculazione, piuttosto che sul numero di
rapporti sessuali, come facevano studi
precedenti.
Questi ultimi avevano fatto rilevare un aumento
del rischio di tumore al crescere del numero di
rapporti sessuali e di partner diverse,
verosimilmente a causa della maggiore
esposizione a infezioni.
La ricerca di Giles, invece, ha messo in luce
che una frequenza di cinque o più eiaculazioni a
settimana, soprattutto nei ventenni, è
associabile a una riduzione del rischio fino al
65 per cento.
L'ipotesi avanzata è che eiaculazioni frequenti
impediscano l'accumulo di agenti cancerogeni
nella ghiandola prostatica.
 |
Il
tumore alla prostata, la forma di cancro più
comune tra gli uomini - con 35mila nuovi
casi all'anno e 10mila decessi - potrebbe venire
dimezzata grazie ad una terapia combinata basata
su radioterapia e trattamento ormonale.
Lo rivela uno studio della
Umea University in Svezia i cui risultati
sono stati pubblicati sull'edizione online del
The Lancet.
La ricerca - spiega
The Independent - si basa su un esperimento
che ha coinvolto oltre 800 uomini scandinavi i
quali sono stati assegnati a due gruppi diversi:
uno sottoposto a radioterapia e a terapia
ormonale, l'altro a solo terapia ormonale. Dopo
dieci anni, circa uno su quattro (23,9 %) di
coloro che avevano ricevuto solo la terapia
ormonale erano deceduti contro solo uno su dieci
(11,9 %) di coloro sottoposti a terapia
combinata. Inoltre la recidiva (misurata
dall'aumento dei livelli ematici di antigene
prostatico specifico) era tre volte superiore
nei pazienti sottoposti alla sola terapia
ormonale.
I risultati hanno tuttavia indicato tra i
pazienti curati con radioterapia effetti
collaterali più marcati, quali
incontinenza
urinaria ed
impotenza.
Uno degli autori della ricerca, il Professor
Anders Windmark, ha parlato di una "netta
superiorità" della terapia combinata. I colleghi
inglesi specializzati in cancro alla prostata,
Chris Parker e Alex Tan dell'Institute for
Cancer Research in Sutton, Surrey, hanno
descritto tale esperimento "cruciale". "I
risultati - hanno detto - dovrebbe cambiare le
pratiche attuali, facendo della terapia ormonale
a lungo termine combinata alla radioterapia lo
standard per gli uomini affetti da cancro alla
prostata localizzata avanzata".
Roma, 16 dic. 2008 (Apcom) - Tratto da:
tendenzeonline.info
vedi: La radice di
zenzero è una
cura miracolosa per il cancro alla
prostata
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
LYCOPENE (pomodoro
senza pelle e meglio se
non cotto)
riduce il PSA nel CANCRO della PROSTATA
Studio condotto all'Università dell'Illinois
(Chicago nel 2001: venne usato un campione
di 32 pazienti affetti da cancro della prostata.
Tre settimane prima dell'intervento
chirurgico i medici sottoposero tutti i pazienti
a una dieta particolare a base di pasta
con sugo al pomodoro, contenente 26,8
milligrammi di Licopene. Prima e dopo le tre
settimane controllarono il livello
dell'antigene PSA nel loro sangue: nelle tre
settimane precedenti l'intervento
chirurgico, il PSA scese in media del 17,5%, e
addirittura del 28,3% nei pazienti che
avevano mangiato pasta al pomodoro con maggiore
abbondanza. (NdR: senza buccia)
PSA: Test ?
L'assemblea
dei rappresentanti delle associazioni scientifiche
intervenute nel 2003 alla Consensus Conference
italiana per discutere l'utilità di misurare il
PSA, ha condiviso all'unanimità la seguente
raccomandazione conclusiva: "Non esiste al
momento, in base all'evidenza scientifica,
indicazione all'esecuzione dello screening di
soggetti asintomatici mediante PSA, sia quale
provvedimento sanitario di "popolazione"
(invito attivo di residenti selezionati in base
all'età), che "spontaneo" (raccomandazione alla popolazione di sottoporsi al
dosaggio periodico del PSA).[…]
Il dosaggio del PSA in soggetti asintomatici potrà
essere prescritto in occasione di consultazione
medica, a giudizio del sanitario, in base agli
elementi clinici a sua conoscenza e previa
informazione del paziente sui pro e contro della
determinazione del marcatore in assenza di un
sospetto diagnostico o di fattori di
rischio".
Sulla
stessa linea si collocano le conclusioni di una
ricerca condotta su 1.317 interventi chirurgici
(eseguiti nel ventennio tra il 1983 e il 2003) sul
tumore della prostata, pubblicata lo scorso
ottobre sul Journal of Urology dal titolo
"The prostate specific antigen era in the
United States is over for prostate cancer"
Negli Stati Uniti l'era del
PSA come esame del tumore alla prostata è finita:
"Il largo uso dell'esame del PSA, e
l'abbassamento della soglia dei livelli di
antigene prostatico oltre la quale si procede a
una biopsia, possono
aver causato interventi inopportuni su un tumore a lenta crescita che
provoca la morte di 226 ogni 100.000 uomini sopra
i 65 anni". Insomma,
molte delle prostate
rimosse non dovevano esserlo.
Tumore
prostata, lo scopritore del test PSA nega la sua
utilità
-Washington (USA) Mar. 2010
L’inventore del test più noto e
comune, per cercare di individuare il cancro alla prostata, e
l'idea di sottoporre all'esame tutta la popolazione maschile che
ha più di 50 anni, l’ha definita come “un
costoso disastro nel campo della salute pubblica”.
Secondo il dottor
Richard Ablin, che scoprì il test 40 anni fa, il
controverso “test PSA non può scoprire il cancro alla prostata
e, cosa ancora più importante, non può distinguere tra i due
tipi di cancro alla prostata esistenti: quello che ti può
uccidere e quello che invece non ti ucciderà”.
Quindi questo test e’ illusorio e pericoloso per le tipologie di cancro che non riesce
a distinguere.
Questo test rivela quanto antigene
della prostata un uomo ha nel sangue.
Ablin afferma che il test è usato in modo sbagliato: l'antigene
può aumentare nel sangue per motivi diversi dal cancro, come un
allargamento della prostata naturale col passare degli anni.
La diffusione dell'esame è dovuta, secondo Ablin, al profitto
(leggasi business) che il test procura alla industria medica ed
affini.
Per quel medico, il test PSA è
appropriato solo durante la terapia per il cancro alla prostata
o nelle persone che hanno una storia familiare di questo tipo di
problema, ma applicare il test a tutte le persone oltre i 50
anni è una semplice perdita di tempo ed un costo in denaro per i
cittadini e/o per gli Stati; questo e’ cio’ che afferma Ablin
in un articolo per il
New York Times
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
Prostata, ombre
sulla terapia ormonale
Sul Journal of Clinical Oncology uno studio
della Harvard Medical School
Spesso gli effetti
negativi, dicono gli esperti americani,
superano i reali benefici. La ricerca
eseguita su 73.000 pazienti di oltre 66
anni.
Milano 04 ottobre 2006
La soppressione degli ormoni sessuali
maschili nei casi di tumore alla prostata
localmente avanzato è entrata a far parte
della prassi clinica di molti centri di
urologia e oncologia.
Ma quali sono i reali benefici di questa
cura? E, soprattutto, a che prezzo ?
A questi importanti quesiti risponde, almeno
in parte, uno studio appena pubblicato sul
Journal of Clinical Oncology,
nell’ambito del quale gli esperti americani
della Harvard Medical School hanno elaborato
i dati di un gran numero di pazienti per
verificare l’efficacia e controllare le
possibili conseguenze negative della cura.
Ebbene, gli oncologi di Harvard affermano
che sono necessarie una maggiore
informazione dei pazienti e una minore
leggerezza da parte dei medici, che sempre
più prescrivono questa terapia senza
considerarne tutti gli aspetti.
La deprivazione ormonale si può ottenere con
diversi meccanismi farmacologici, ma nello
studio in questione gli autori hanno
valutato gli effetti di una delle terapie
più utilizzate, quella con farmaci che
agiscono su un ormone (il
gonadotropin-releasing hormone, in
sigla: GnRH), a sua volta coinvolto nella
produzione dell'ormone sessuale maschile, il
testosterone. Tutto questo blocca
completamente il desiderio sessuale per la
durata della cura, ma frena anche
l’avanzamento del tumore prostatico, che
spesso è sensibile agli ormoni.
Il calo del desiderio può essere un problema
per molti pazienti, ma gli effetti negativi
non si fermano qui.
Esaminando i dati di 73.000 uomini di età
superiore ai 66 anni, cui era stata fatta
una diagnosi di tumore della prostata tra il
1992 e il 1999 e che erano stati poi seguiti
fino al 2001, gli oncologi di Harvard hanno
visto che era aumentato in questi pazienti
il rischio relativo ad altre malattie. In
particolare, coloro che avevano assunto
analoghi GnRH erano andati incontro a un
aumento del rischio di diabete del 44 per
cento rispetto agli altri malati.
Il rischio di malattie coronariche e
cardiache era invece salito del 16 per
cento, quello di infarto dell’11 per cento e
infine il rischio di morte improvvisa per
crisi cardiaca era aumentato del 16 per
cento. Oltre a questo, c’è stata una
conferma dei dati emersi negli ultimi anni,
secondo i quali la soppressione degli ormoni
maschili è collegata a un indebolimento dei
muscoli e a un maggior rischio di
osteoporosi e di fratture, nonché a un
aumento dei casi di obesità e di resistenza
all’insulina. Non ci sono, al contrario,
prove che questo approccio terapeutico
allunghi la sopravvivenza in maniera
significativa.
Di fronte a studi che minano certezze
consolidate si rimane sempre un po’
sconcertati. Sportello Cancro ha chiesto di
commentare questo studio a Massimo
Maffezzini, primario della Struttura
Complessa di Urologia degli
Ospedali Galliera di Genova e
consigliere di Europa Uomo Italia onlus,
organizzazione che cerca di migliorare il
livello di consapevolezza dei malati di
tumore alla prostata.
"Questi dati – dice Maffezzini -
sono importanti per almeno due motivi: il
primo è l’ennesima prova che
è necessario studiare di più e meglio le
terapie, prima di proporne un
utilizzo esteso. Il caso della soppressione
ormonale, in tal senso, è illuminante: si
tratta infatti di farmaci usati fino dal
1945, e ancora, dopo decenni, siamo qui a
verificarne gli effetti collaterali e a
porci domande sulla loro efficacia reale. Ma
nel frattempo il loro impiego si è diffuso
in modo capillare anche per situazioni nelle
quali non sarebbero indicati. Come
sottolineano i colleghi di Harvard,
purtroppo in molti casi sono i malati a
chiederla anche quando non sarebbe
necessaria, e i medici acconsentono per
rassicurare, come se fosse un ansiolitico, e
dare la sensazione di fare qualcosa.
La seconda implicazione –
continua Maffezzini -
riguarda il rapporto tra medico e paziente:
oggi non è più giustificabile un
atteggiamento paternalistico secondo il
quale il medico dà una sorta di ordine e il
suo interlocutore obbedisce in silenzio. In
caso si voglia optare per la terapia
ormonale, e la situazione clinica sia tale
da giustificare la scelta, il medico ha il
dovere di esporre le possibili conseguenze e
le alternative, tenendo anche conto del
fatto che spesso, oggi, questa cura viene
proposta a persone che hanno già affrontato
una radioterapia o una chemioterapia.
Insomma, gli
effetti tossici si possono sommare tra loro.
In ogni caso – conclude Maffezzini -
come ognuno di noi fa quando acquista per
esempio un’automobile, prima di decidere
sarebbe sempre meglio chiedere una seconda
opinione, in modo da poter compiere poi una
scelta davvero informata e consapevole".
Gli fanno eco, dalle colonne del Journal of
Clinical Oncology, gli autori della ricerca,
che concludono:
"Un uomo con un tumore della prostata
localmente avanzato ha quasi il cento per
cento di probabilità di sopravvivenza nei
cinque anni successivi alla diagnosi: la
maggior parte di questi pazienti non morirà
a causa del tumore. Sarebbe paradossale che,
per un eccesso di zelo, si ammalassero di
altre malattie".
By Agnese Codignola
Tratto da:
http://www.corriere.it/sportello-cancro/articoli/2006/10_Ottobre/04/prostata_ormoni.shtml
IMPORTANTE:
Come Portale segnaliamo vari personaggi che
hanno avuto
contrasti con le autorita' mediche,
e per essere precisi, affermiamo che
NON condividiamo
in toto le loro terapie, in quanto
per noi seguaci della
Medicina Naturale la
malattia (cancro compreso) e'
MULTIFATTORIALE,
quindi NESSUN
prodotto puo', da solo, guarire dalla malattia
della quale si e' malati !
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
I broccoli fanno
bene contro
cancro prostata
LONDRA (Reuters) -
Solo qualche piatto in più di broccoli a
settimana può preservare gli uomini dal cancro
alla prostata, secondo quanto riportato oggi da
alcuni ricercatori britannici.
Gli studiosi
sostengono che una sostanza chimica contenuta
nell'ortaggio inneschi centinaia di cambiamenti
genetici nell'organismo, attivando i geni che
combattono i tumori e inibendo quelli che invece
li alimentano.
E' quanto ha detto il ricercatore
Richard Mithen, biologo all'Institute of Food
Research britannico.
Esistono molti
elementi a riprova di un collegamento tra una
dieta sana ricca di
frutta e verdura e la riduzione del rischio
di contrarre il cancro. Ma lo studio pubblicato
nella rivista
Public Library of Science PLoS
One è il primo che indaga sui meccanismi
biologici di questo processo, ha aggiunto Mithen
in un'intervista telefonica.
"Tutti ci dicono di mangiare verdure ma non ci
dicono il perché", ha detto Mithen, che ha
condotto la ricerca.
"Il nostro studio mostra
perché le verdure fanno bene".
Mithen e colleghi
hanno condotto lo studio su un gruppo di 24
uomini a rischio di cancro alla prostata, a metà
dei quali è sono state servite quattro porzioni
extra di broccoli e piselli a settimana per un
anno rispetto al resto del gruppo. Il gruppo
sperimentale ha manifestato centinaia di
cambiamenti nei geni atti a combattere il cancro
rispetto al gruppo di controllo.
Altri vegetali che
possono risultare benefici, hanno aggiunto i
ricercatori, sono i cavolini di Bruxelles,
cavolfiori, verza e radicchio, tutte verdure
contenenti un composto chiamato isotiocianato ed
infine i semi di Zucca.
Il cancro alla prostata è al seconda causa di
decesso tra gli uomini dopo il tumore ai
polmoni. Ogni anno viene diagnosticato a 680.000
uomini in tutto il mondo, e per 220.000 di essi
risulta letale.
mercoledì, 2 luglio 2008
borsaitaliana.reuters.it
Ricordarsi
che le alterazioni degli enzimi,
della flora,
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soltanto a livello intestinale, ma anche a distanza in
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