PARKINSON - malattia invalidante
Come cominciare a
disintossicarsi ?
+
Tossiemia + Legge di Guarigione
(Crisi di eliminazione)
+ Porfiria
Malattia cronica, detta anche paralisi agitante, propria
dell'età presenile e senile. Insorge abitualmente tra i 50 e
i 60 anni e ha andamento cronico con durata che può superare
i 20 anni. A tutt'oggi l'eziologia del morbo di P. è
sconosciuta, mentre la patogenesi è stata ampiamente
identificata nella drastica diminuzione a livello di alcune
strutture del sistema extrapiramidale (sostanza nera,
striato) della dopamina, uno dei principali
neurotrasmettitori del sistema extrapiramidale. Tale carenza
è responsabile di un'alterazione fondamentale
dell'equilibrio con altri neurotrasmettitori attivi in
queste strutture anatomiche, soprattutto con l'acetilcolina,
la cui attività, non più bilanciata dalla dopamina, diventa
prevalente. Sembra inoltre certo che anche altri
neurotrasmettitori quali, p. es., l'acido
gamma-amminobutirrico, l'acido glutammico e la serotonina,
svolgano un ruolo non trascurabile, anche se non ancora
sondato con precisione.
Sintomi
La malattia incomincia in modo lento e subdolo con lieve
tremore al capo o alle mani, le quali spesso ripetono a
lungo piccoli movimenti (atto di sbriciolare il pane, di
filare la lana, ecc.); la scrittura diviene tremula e con
caratteri minuscoli (micrografia); il tremore dagli arti
superiori si propaga a quelli inferiori e quando è molto
accentuato può generalizzarsi o colpire un solo lato del
corpo; la rigidità muscolare provoca di solito un
atteggiamento in flessione e una particolare immobilità
statuaria del viso (facies parkinsoniana); l'andatura è a
piccoli passi e a gambe lievemente piegate; la parola è
scandita, esitante all'inizio ed esplosiva in seguito; fra
le alterazioni secretorie sono importanti la scialorrea,
l'aumento della secrezione sudorale e sebacea, la poliuria;
il carattere spesso peggiora e subentra una facile
irritabilità. DIAGNOSI La diagnosi del morbo di P. si basa
sui caratteristici segni clinici di rigidità, tremore e
bradicinesia (lentezza nei movimenti). Caratteristica è
anche l'andatura che si può osservare facendo camminare la
persona per un breve tratto.
Diagnosi
La diagnosi del morbo di P. si basa sui caratteristici segni
clinici di rigidità, tremore e bradicinesia (lentezza nei
movimenti). Caratteristica è anche l'andatura che si può
osservare facendo camminare la persona per un breve tratto.
Tratto da: italiasalute.leonardo.it
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DIETA PARKINSON E NON-PARKINSON -
8 Maggio 2009
Richiesta urgente e coraggiosa da un
Ospedale di Roma
Caro V., Ti chiedo un favore. Esiste una dieta appropriata
per i malati di Parkinson ?
Me la stamperei e la metterei nel reparto dove lavoro,
sapendo di fare a tutti i pazienti una cosa utile.
Grazie e a presto. Max, Roma.
Encefalite letargica e degenerazione della substantia nigra
James Parkinson (1755-1824), medico inglese, fu il primo
a descrivere nel 1817 una caso di appendicite col termine di
paralisi agitante, condizione morbosa caratterizzata da
rigidità e tremori nel capo e negli arti, rigidità muscolare,
difficoltà e lentezza nei movimenti, instabilità posturale,
disturbi di parola, amimìa (impossibilità di accompagnare
con i gesti e con l’espressione del viso i propri stati
d’animo), turbe vegetative, demenza.
L’encefalite
letargica, chiamata morbo o sindrome di Parkinson, è una
malattia catalogata tra i disordini del movimento (carenza o
eccesso di movimento), causata da una infiammazione del
cervello.
Consiste in
una degenerazione cronica e progressiva di
alcune strutture del sistema extrapiramidale, cioè di
un’area ridotta del
sistema nervoso centrale, detta
substantia nigra.
La
substantia nigra è un nucleo nervino situato a livello del
mesencefalo, in cui viene prodotta la dopamina, un
neurotrasmettitore di carattere inibitorio, essenziale per
il controllo dei movimenti corporei.
La dopamina e le solite stampelle
chimico-farmaceutiche previste dalle
cure mediche. Il
ruolo della dopamina è dunque fondamentale.
Quando il numero di neuroni dopaminergici scende del 20-30%
sotto il normale livello di 500.000, si ha esordio clinico.
La presenza
di pigmento (neuromelamina) nei nervi della substantia
nigra e del locul cerulus costituisce un inizio importante
in quanto il pigmento è dovuto alla dopamina.
Il sistema
medico, come suo solito e come per sua regola ferrea ed
immutabile, ricorre alle stampelle chimico-farmaceutiche,
applicate beninteso sul sintomo e non sulla causa della
malattia come dovrebbe essere.
Si
prescrivono così dei farmaci dopamino-agonisti, i quali
danno diversi disturbi collaterali allo stomaco, e provocano
pure delle allucinazioni.
Chiaro che è
strada sbagliata. Soluzione che non risolve nulla al di
fuori di una temporanea sospensione della crisi, mentre le
motivazioni causatrici rimangono intatte ed indiscusse al
loro posto.
La
stranezza del colpito, non-fumatore e abitante di campagna
Niente di
strano poi che il morbo di Parkinson colpisca
preferibilmente gli abitanti di campagna e i non fumatori.
La stessa
parola encefalite letargica fa capire che siamo di fronte a
uno squilibrio circolatorio, a un rallentamento della fase
nutritivo-ripulente del sangue, che si accoppiano
preferibilmente con l’eccessiva tranquillità di certi
soggetti che albergano sì pace e tranquillità, ma anche
pesanti errori ed avvelenamenti interni.
La gente
delle campagne, che potrebbe davvero godere dei grandi
vantaggi offerti da una natura tranquilla e incontaminata,
finisce spesso con l’alimentarsi in modo ancora più
disgraziato ed avvelenante di quanto non facciano i
miserabili cittadini circondati dal rumore e dallo smog.
Che vale il
campo di segale, il cespuglio di rosa canina e di
biancospino, la palude col canneto e la cascatella del
torrente, se poi nel tuo piatto ci metti cadaverini e
latticini a ripetizione ?
Non è la
prima volta che la Marlboro accusa l’aria buona della
campagna di avvelenare l’uomo
Chiaramente
la Marlboro e i vari tabaccai del mondo non potevano perdere
questa ghiotta occasione per dimostrare che il fumo può
persino fare bene alla salute.
Ma le cose
non stanno in quei termini.
Il fumo può
in effetti dare una mano, ma solo in via temporanea e
provvisoria, nella misura in cui permette al cuore di
battere più veloce e di pompare più sangue, e questo nella
fase di stimolo drogante-nicotinico.
Il fumatore è
costretto però ad aumentare man mano le dosi per ritardare
l’inevitabile arrivo della fase deprimente e depressionaria,
come succede con tutti i tipi di doping.
Alla fine,
avrà la soddisfazione di aver magari debellato il Parkinson,
ma solo perché nel frattempo ha lasciato le penne magari per
il cancro al polmone.
Come per la falsa-peste Smon, anche per il Parkinson salta
fuori il farmaco, ovvero l’ MPTP
Anche per il
Parkinson si sono cercati batteri e poi virus da ogni parte,
disperatamente.
Anche per il
Parkinson si sono tenuti, in isolamento e in
lazzaretto-per-contagiosi, i disgraziati pazienti del
passato, come era stato fatto coi lebbrosi, con le vittime
dei falsi morbi dello scorbuto, della pellagra e del
beri-beri, e per finire ai falsi appestati delle false
malattie infettive moderne tipo Smon, Aids e Papillovirus.
Come nello
Smon giapponese, dove 11 mila e oltre vittime di dissenteria
furono brutalizzate per 10 anni, e trattate da mostri
contagianti, costrette spesso all’isolamento e al suicidio,
mentre alla fine si scoprì che la causa di tutto era il
farmaco Entero-Via Form o Clioquinol della Ciba-Geigy, anche
nel caso del Parkinson ne vengono fuori delle belle.
La scoperta
che più ha contribuito a spingere verso l’ipotesi e la
soluzione tossica è stata l’identificazione del farmaco MPTP
(mytochondrial permeability transition pore) usata in
cardiologia come protezione IR, ovvero come protezione dai
guasti provocati da ischemia e re perfusione, cioè da quel
fenomeno conosciuto come APC (precondizionamento anestetico
indotto).
A fine anni
70, si scoprì un altro fatto basilare: numerosi pazienti che
avevano contratto il Parkinson in giovane età, risularono
essere stati consumatori di sostanze stupefacenti contenenti
MPTP.
Altra cosa,
estremamente istruttiva, che salta fuori col Parkinson è
l’eccesso di ferro inorganico
Altro fattore
degno di nota è che, col Parkinson, cresce la concentrazione
patologica di ferro inutilizzato nel cervello.
Alla nostra
nascita, tale concentrazione è nulla, e cresce gradualmente
fino a 30 anni, per restsare stabile fino a 60.
Dopo i 60
riprende a crescere, in linea con la mineralizzazione
generale tipica della tarda età.
Il ferro
viene assorbito a livello intestinale e trasportato al
cervello da una proteina chiamata transferrina, e poi viene
immagazzinato nella glia, connesso alla proteina ferritina.
Finché il
ferro è legato ed imprigionato risulta innocuo ma, se viene
liberato, porta alla formazione di radicali liberi.
I malati di
Parkinson hanno un livello di ferro libero notevolmente
maggiore di quello delle persone sane, come scrive Stefano
Bussolon nel suo ottimo articolo Cause del Parkinson in
data 19 marzo su Internet.
Le malattie non sono dunque così misteriose, o causate da
mostri provenienti da chissà dove e chissà perché
Ecco dunque,
una volta di più, che le malattie non vengono da pianeti
lontani e misteriosi, dalla cattiveria degli spiriti maligni,
dai germi e dai virus veri o inventati, ma piuttosto dalla
follia e dagli errori.più atroci dell’uomo e del medico,
dall’uso improprio di micidiali farmaci cardioregolatori,
dall’uso sconsiderato di sostanze stupefacenti, da bistecche
al sangue col ferro-eme mai metabolizzate, da cure mineral-vitaminiche
a base di ferro inorganico e di vitamina C sintetica, da
acque ferruginose suggerite pervicacemente da nutrizionisti
incompetenti.
Come volevasi
dimostrare, i tentativi dell’uomo e della medicina di
sostituirsi al buon Dio, di trasgredire principi e leggi
naturali precise e inflessibili, sono del tutto fallimentari.
I
parkinsoniani sono persone normalissime come tutte le altre,
con qualche ossidazione ferrica e qualche residuo dopante in
più
Ora mi si
chiede una dieta su misura per questi pazienti specifici.
Vedremo di
accontentare questo lodevole e generoso spunto
dell’assistente sanitario romano.
Prima però,
mettiamoci bene in testa che i parkinsoniani sono uomini
normalissimi come tutti gli altri, e che sono dotati di un
sistema gastrointestinale, di un sistema immunitario, di un
sistema corporale e mentale fruttariani, e di un sangue pure
fruttariano (cioè alcalino) come tutti gli altri.
Di diverso
hanno solo qualche ossidazione ferrica in più e qualche
deposito velenoso in più in zona cervello.
Pertanto, la
dieta ideale è sempre quella, è sempre la dieta umana per
eccellenza, quella della frutta 5 volte al giorno o giù di
lì, in linea con l’esperimento-chiave di Cambridge-2000, e
dei 2 pasti principali snelliti e purificati, con terrina di
verdure crude seguita da qualche cereale integrale e da
qualche vegetale amidaceo (patate-zucche), da qualche
legume, e da una manciata di mandorle-pinoli-nocciole-noci,
limitando la cottura al minimo indispensabile.
La necessità
di un
digiuno liberatore,
purificatore e preparatorio
Tutta questa
operazione dovrà essere necessariamente preceduta da 1-2-3
giorni di digiuno assoluto (inquesto caso attentamente
assistito), con acqua distillata a volontà.
Un’alimentazione naturale e perfetta richiede un carburante
pulito, ma anche un carburatore e un motore perfetti, ovvero
un intestino libero dai miasmi e dai residui putrefattivi
caratteristici dell’abominevole dieta onnivora propagandata
dai piazzisti plebei del carnelattismo.
Un’alimentazione perfetta include anche movimento, entro
determinati limiti per i parkinsoniani, tipo semplice
ginnastica a corpo libero, con tanto stretching e con
respirazione a pieni polmoni, all’aria aperta e al sole.
Questo
discorso, in ogni caso, vale per tutti, per sani e malati,
per chiunque voglia mettersi finalmente in regola con se
stesso.
Se qualcuno è
messo male, oppure è immobilizzato a letto, dovrà ridurre i
quantitativi segnalati nello schema nutrizionale in misura
proporzionale alle sue possibilità di consumo calorico.
L’eliminazione
del doping MPTP e delle concentrazioni micidiali di ferro
sono fondamentali
Ricordarsi
comunque che, per eliminare i residui di MPTP nascosti tra
le pieghe del cervello ed altrove, l’unico rimedio valido è
il digiuno
totale e ripetuto fino a quando ogni residuo drogante
se ne è andato del tutto.
Per eliminare
le concentrazioni di ferro con relativi radicali liberi,
depositate nella substantia nigra, serve la stessa cosa di
prima, cioè il riposo fisiologico totale chiamato digiuno, e
la successiva adozione di una dieta rigorosamente
fruttariana.
Una dieta
cioè carica di acqua biologica, atta ad evitare la tipica
mineralizzazione-della-terza-età,dove i tessuti si
atrofizzano e si seccano, mentre il calcio inorganico e il
ferro inorganico si distribuiscono nei posti sbagliati,
calcificando e siderizzando giunti ed articolazioni.
Uno schema
del tutto contro-corrente che potrebbe sorprendere e
scandalizzare
So già fin
d’ora, caro Max, che, esponendo questa tabella nutrizionale
nel reparto dove lavori, scandalizzerai i medici e pure
anche i pazienti, indipendentemente dai buonissimi risultati
che essa apporterebbe o apporterà ai tuoi pazienti.
Esporre
questo programma in un ospedale, non solo in un reparto
Parkinson, ma in qualsiasi reparto italiano (e non solo
italiano), crea frustrazioni, incredulità, sensi di colpa,
desiderio di vendetta contro questi stronzi di vegani che
pretendono di mettere il mondo sottosopra.
Lo scontro con le brodaglie scassa-sani e liquida-malati
degli ospedali. D’altra parte, tutti sappiamo come sono le
diete ospedaliere standard.
Tutte basate
su cibi devitalizzati, su cibi scoloriti, su cibi stracotti
(anche per l’onnipresente terrore per il microrganismo e
l’infezione dall’esterno), cibi cadaverali, nonché immondi
brodaglie scassa-sani e liquida-malati.
Più meno è
così.
Ti avverto dunque che stai correndo qualche rischio.
vedi:
DIETA per
il
PARKINSON e non solo, ovvero DIETA UNIVERSALE
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Si cura il Parkinson con un
farmaco di sintesi e
diventa dipendente dal sesso gay e dal gioco d'azzardo.
Un uomo di Nantes, in Francia, 51 anni e padre di due figli,
ha fatto causa alla
casa farmaceutica britannica
GlaxoSmithKline perché ritiene che le sue
medicine l'abbiano trasformato in un maniaco.
I suoi avvocati - riporta l'agenzia France Presse - hanno
spiegato che il carattere del loro assistito è completamente
cambiato dopo l'inizio della cura contro il Parkinson: dal
2003, per curare tremori e difficoltà del linguaggio sintomi
della malattia, Didier Jambart, sposato e con due figli, è
diventato dipendente dal gioco d'azzardo su internet,
perdendo tutti i risparmi di famiglia, e ha tentato il
suicidio tre volte.
Inoltre, secondo il dossier presentato dai suoi legali alla
procura, l'uomo ha cominciato ad avere inclinazioni
omosessuali e si è messo in situazioni di 'sesso estremo'
che l'hanno portato anche ad essere violentato.
Tutto è finito quando, nel 2005, ha smesso di prendere i
medicinali anti-Parkinson della Glaxo. Ma nel frattempo
aveva già perso il suo lavoro al ministero della Difesa ed
era caduto in depressione.
L'uomo ora vuole 450.000 euro di danni, ritenendo che la
Glaxo abbia messo in commercio una partita di medicinali
'difettosi'. Anche al neurologo ha chiesto i danni, per non
averlo informato sulle conseguenze ed effetti collaterali
delle medicine.
Il medicinale, il Requip, è noto per avere forti effetti
collaterali, ma l'indicazione è comparsa sul foglio
illustrativo solo nel 2006, hanno detto gli avvocati di
Jambart.
In Usa, GlaxoSmithKline ha pagato 750 milioni di dollari
nell'accordo stragiudiziale per chiudere la causa aperta con
la giustizia americana sui farmaci adulterati messi in
commercio.
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