ORGANO TERAPIA
L’efficacia dell’organoterapia nelle patologie
infiammatorie – 02/06/2009
«Le più recenti scoperte della
biologia molecolare, della genetica, dell’epigenetica,
dell’epidemiologia, stanno portando ad un radicale
orientamento nelle conoscenze sull’eziopatogenesi, sulla
prevenzione e sulla terapia. La resistenza con cui il mondo
medico tende a recepire ed applicare queste novità sono in
parte legate alla lentezza dell’industria
tecnologico-farmaceutica e medica nell’incardinare i loro
interessi nelle nuove tendenze».
Così inizia l’intervista il prof. Renato De Magistris,
docente di Chirurgia Generale alla 1° Clinica Chirurgica
della Facoltà di Medicina e Chirurgia della Seconda
Università degli Studi di Napoli, responsabile
dell’ambulatorio per la prevenzione e cura delle malattie
cronico - degenerative di interesse medico-chirurgico,
presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria della Seconda
Università degli Studi di Napoli. L’argomento in discussione
è l’organoterapia, di cui è uno dei massimi esperti
mondiali. Dotato di simpatia e cordialità tipicamente
napoletane oltre che di una grande competenza, mi dice che
«se si riflette che l’infiammazione è una lesione temibile
che comporta, per la sua influenza a livello genetico, la
comparsa di patologie in senso proliferativo o degenerativo,
si deduce facilmente che l’organoterapia è attualmente il
più valido mezzo terapeutico fisiologico per gli stadi
infiammatori.
Lo posso decisamente confermare dalla mia
esperienza trentennale, epoca alla quale risale la mia
conoscenza, molto casuale, dell’opoterapia».
Cosa si intende per
organoterapia ?
«L’organoterapia o opoterapia (dal greco opus = organo:
terapia d’organo) si avvale di preparati ottenuti da
estratti di tessuto o di organo di animali».
In sintesi, l'organoterapia consiste in un metodo
terapeutico antichissimo che cura un organo, ghiandola o
tessuto somministrando un suo derivato opportunamente
diluito e dinamizzato, oggi secondo l’omeopatia.
Questa pratica differisce dall'opoterapia (riportata in
diverse farmacopee e che impiega estratti in soluzione o
estratti polverizzati di ghiandole, organi e tessuti in
terapia), in quanto utilizza la metodica omeopatica.
L'organoterpia è contemplata nella farmacopea Tedesca e
Francese; gli assertori principali sono stati il Dott.
Fortier Bernoville e il Dott. Martiny.
I preparati organoterapici vengono estratti da suini e
montoni con la tecnica della microliofilizzazione; la
condizione principale nella scelta dell'animale donatore è
costituita dalla compatibilità antigenica tra animale
donatore e l'uomo che utilizza i derivati.
Dal suino derivano i preparati di organi endocrini e
dell'apparato digerente, dal montone si utilizzano i
derivati del sistema nervoso centrale e periferico.
Quali sono le sue origini ?
«L’opoterapia era già nota ai tempi di Ippocrate e aveva un
significato magico, nell’ambito di pratiche rituali.
Essa si basa su pratiche empiriche assai antiche ed aveva un
significato magico, nell'ambito di pratiche rituali, come
presso popoli primitivi che mangiano i visceri delle prede o
del nemico ammazzato, nella credenza di appropriarsi delle
loro caratteristiche.
La scoperta delle secrezioni endocrine
ha dato una base più razionale al metodo.
L’opoterapia è sopravvissuta come tale fino ai giorni nostri
e ha dato origine a una delle branche più importanti della
moderna farmacologia, l’ormonoterapia. Si deve ad un giovane
appassionato medico tedesco, Hans Heinrich Reckeweg, il
perfezionamento dell’applicazione clinica dell’opoterapia».
Come e da che cosa vengono
estratti i preparati ?
«Si utilizza abitualmente il suino, che è animale esente da
BSE ed ha una composizione proteica molto simile a quella
umana.
Il tessuto viene macerato in una soluzione di alcol
etilico e glicerina per ottenerne l’estratto, detto tintura
madre. Si procede quindi alle relative diluizioni, che
consentono la perdita delle proprietà anafilattiche,
conservando quelle immunostimolanti, conferendo i requisiti
essenziali: l’innocuità e l’efficacia. La produzione degli
opoterapici è soggetta ad autorizzazione da parte della
Agenzia Italiana del Farmaco ed è qualificata secondo le
norme internazionali GMP (Good Manufacturing Practice)».
In che cosa si differenzia
dall’omeopatia ?
«L’opoterapia ha in comune con l’omeopatia la tecnica di
preparazione, nonché la filosofia che le malattie si curano
con rimedi simili. La differenza con l’omeopatia è nella
dose di somministrazione: bisogna utilizzare numerose fiale,
anche ripetute a breve distanza, per ottenere dei risultati
concreti. Gli studi di Heine e di Weiner e Meier hanno
conferito all’opoterapico valenza scientifica».
Qual è il meccanismo di azione
degli organo terapici ?
«I suddetti autori hanno definito “bystander reaction”
(reazione immunologica di soccorso) la sequenza di eventi
determinata dalla somministrazione di antigeni alle dosi di
nanogrammi. Le componenti proteiche antigeniche presenti
nell’opoterapico, rese atossiche e diluite, avviano una
reazione immunologica “di soccorso”, così detta perché aiuta
ad ottenere una risposta immunitaria in grado di regolare
quella infiammatoria».
In quali patologie è efficace ?
«L’organismo genera molecole proteiche (citochine), alcune
coinvolte in funzioni immunitarie, altre in risposte
infiammatorie.
La loro azione è fisiologica in stretta
relazione a stimoli fisiologici. Allorquando si ha una iperstimolazione il loro equilibrio si altera con la
comparsa di stati infiammatori sempre più gravi. La
somministrazione di opoterapici ripristina la funzione
fisiologica delle citochine: la loro indicazione è, quindi,
specifica nelle patologie infiammatorie».
Che cosa auspica per il sistema
sanitario futuro ?
«Mi auguro che coloro i quali gestiscono la medicina in
Italia prendano atto dei risultati che la ricerca ha
raggiunto per aver chiarito tanti punti finora oscuri e che
tali risultati trovino presto la loro applicazione in campo
clinico; che i pazienti vengano costantemente informati sui
principi dell’alimentazione umana; tale conoscenza eviterà
di demonizzare l’alimento e aiuterà ad applicare un consumo
cosciente di cibo con riflessi positivi sul gusto e
sull’appetito e senza riflessi negativi sullo stato di
salute; che la pulizia dell’intestino venga considerata uno
strumento fondamentale per una ripresa della sua
funzionalità; che la somministrazione dei probiotici e
prebiotici arrivi ad essere considerata una pratica
costante. Soprattutto, auspico che l’indagine sui valori di
elementi nutrizionali, vitamine e minerali, vera fonte di
salute, diventi prassi da attuare prima di procedere a
terapia, biofarmacologica o xenofarmacologica. In sintesi,
mi auguro che finalmente venga applicata una medicina a
misura d’uomo».
Tratto in parte da: libero-news.it
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