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Alternative Medicine"
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OMEOPATIA: CONSIDERAZIONI Riassuntive e Rassegne degli STUDI CLINICI
http://chimclin.univr.it/omc/riassunto_clinica.html 
Sono passati più di 200 anni dalla codifica della medicina omeopatica, ma il modus operandi, prima della “Teoria degli IBRIDI”,
non era mai stato modificato; ora abbiamo quello che cercavamo QUI

La scienziata indiana Shagun Arora investigando sugli effetti di alcuni farmaci omeopatici, su colture in vitro di cellule cancerose,
ha trovato efficaci gli omeopatici nel distruggere le cellule del cancro
http://www.homeopathyjournal.net/article/S1475-4916%2813%2900041-6/abstract
https://www.thelivingspirits.net/globuli-omeopatici-testati-con-ultravioletto-risultati-diversi-dai-campioni-di-sola-acqua/
 

È chimica: svelato il meccanismo dei farmaci omeopatici - 17/05/2019
Così come quello dei farmaci comuni, anche il meccanismo dei farmaci omeopatici si basa su interazioni chimiche. A provarlo sono ora due esperti internazionali: Jayesh Bellare professore di ingegneria chimica dell'Indian Institute of Technology di Bombay, che ha dimostrato con i suoi studi l'efficacia delle diluizioni omeopatiche, ed Edward Calabrese tossicologo dell'University of Massachusetts ad Amherst, massimo esperto mondiale di ormesi, fenomeno da lui ritenuto alla base del meccanismo d'azione dei medicinali omeopatici.
"Gli studi di Jayesh Bellare - ha commentato Simonetta Bernardini, Presidente Siomi - hanno dimostrato in maniera incontrovertibile, attraverso il microscopio elettronico a trasmissione, la presenza di un rilevante numero di molecole di principio attivo in tutte le diluizioni omeopatiche dalla 6ch alla 200ch. Tali molecole che si mantengono in numero pressoché costante in tutte le successive diluizioni, vengono stabilizzate dai metasilicati provenienti dal vetro utilizzato per preparare le diluzioni stesse.
Questi aggregati costituiscono una riserva chimica di molecole, le quali poi possono interagire con i substrati biologici e dare effetto all'attività del medicinale omeopatico. Certo sono piccole dosi (nanomoli), ma sufficienti a dare una risposta terapeutica secondo i principi della farmacologia delle microdosi, una parte della farmacologia ortodossa sempre più in sviluppo negli ultimi anni".
"Finalmente è arrivata la svolta - ha dichiarato Bernardini - quello che non si è saputo spiegare per tutti questi anni e che ha esposto l'Omeopatia a una condanna della scienza, che l'ha classificata come un sistema di cura non plausibile poiché priva di molecole, oggi è stato sfatato".

I risultati osservati cui è giunto Bellare sono spiegabili con il meccanismo dell'ormesi (stimolazione a basse dosi e i cui principi furono annunciati già nel 2006 dal Prof. Andrea Dei dell'Università di Firenze), ha chiarito il professor Edward Calabrese.
Si tratta, in pratica, di un rovesciamento di azione tra una dose (grande) tossica e una dose (piccola) che ha invece un effetto terapeutico. Come l'Omeopatia, la quale si basa sulla somministrazione di dosi infinitesimali di sostanze, che ad alte dosi hanno un'azione tossica sull'organismo (principio della similitudine omeopatica).
Tratto da: https://www.libriomeopatia.it/articoli/chimica_meccanismo_farmaci_omeopatici.php


RISULTATI CUMULATIVI DEGLI STUDI CLINICI IN OMEOPATIA

Gruppo

N. lavori*

% risultati positivi^

% risultati negativi^^

% risultati dubbi^^^

Tutti i lavori

100

50

28

22

Allergie

8

88

-

12

App. vascolare e coagul.

9

56

33

11

App. gastrointestinale

10

60

30

10

App. muscolo-scheletrico

15

46

27

27

Pat. otorino e influenza

15

27

27

46

Chirurgia e anestesia

12

33

50

17

Dermatologia

7

29

29

52

Neurologia

8

50

37

13

Ostetricia e ginecologia

9

56

22

22

Altri

7

86

14

-

Tutti i lavori con punteggio > 50**

57

51

32

17

* Quando due casistiche nello stesso lavoro riferiscono risultati diversi in diversi disegni sperimentali, esse sono considerate come due lavori distinti. ^Sicuramente a favore del trattamento omeopatico.
^^Il trattamento non funziona o causa peggioramento.
^^^Gli autori riportano risultati positivi, ma la statistica non è significativa (p>0.05 oppure intervallo di confidenza dell’OR che si sovrappone a 1.0) o non è riportata . 
**Quando esistono punteggi di diverse valutazioni qualitative (v. metodi), si è tenuto conto del valore medio.

Nella tabella vengono cumulati i risultati dei lavori riportati nella sezione COMPENDIO DEGLI STUDI CLINICI CONTROLLATI, allo scopo di fornire un quadro d’insieme dei risultati delle ricerche in omeopatia. Questa tabella ha puro valore orientativo e non può essere considerata come un giudizio obiettivo e definitivo, che deve essere riservato a meta-analisi condotte con metodi statistici appropriati (che tengono conto dei possibili motivi di errore) e che saranno illustrate in seguito.

Quanto finora riportato a riguardo della ricerca clinica può essere riassunto nei seguenti punti:

1. Sono state condotte molte ricerche cliniche in omeopatia. L’opinione comune che non esistano prove scientifiche dell’efficacia clinica dell’omeopatia va quindi confutata

2. Dei circa 250 lavori reperibili, circa un centinaio si prestano ad una valutazione obiettiva in quanto includono gruppi di controllo

3. Tra i lavori giudicabili come insieme, la metà ha dato risultati positivi per il trattamento omeopatico, mentre un quarto circa hanno dato risultati positivi ma non certi e un quarto circa hanno dato risultati negativi (no effetto o peggioramento).
Tali percentuali rimangono pressoché inalterate anche se si considera solo il gruppo dei lavori di qualità migliore

4. Poco più della metà dei lavori sono stati giudicati di qualità sufficiente o buona (punteggio > 50).

5. Osservando le percentuali di risultati positivi nelle diverse categorie nosologiche si può vedere, benché i gruppi siano piuttosto piccoli, che i risultati migliori del trattamento omeopatico sono stati riportati per le allergie, apparato gastrointestinale, ostetricia e ginecologia, mentre i risultati meno positivi sono stati riportati in otorinolaringoiatria, dermatologia e trattamenti post-chirurgici.

Di fronte a questa massa di dati ottenuti in studi clinici controllati, è necessario concludere che esistono molti lavori che provano l’efficacia del trattamento omeopatico, mentre, allo stesso tempo, che l’omeopatia non funziona sempre ed in ogni caso.
Dalle ricerche sinora pubblicate risulta quindi un generico giudizio positivo sull’omeopatia come possibile opzione terapeutica e, soprattutto, un incoraggiamento a compiere ulteriori ricerche. A causa della scarsità di ricerche riprodotte da diversi gruppi in un solo campo e della presenza di molti risultati dubbi, non è ancora possibile concludere che un determinato trattamento omeopatico è sicuramente efficace in una determinata situazione clinica.

Un aiuto alla formazione di un giudizio più preciso, soprattutto in termini statistici, sull’efficacia dei trattamenti omeopatici può venire dalle rassegne di esperti che hanno finora tentato delle considerazioni cumulative, dei bilanci di tutte le ricerche (qualcosa di simile a delle meta-analisi). Scopo delle meta-analisi è quello di riunire le ricerche di vari gruppi in un certo settore, vagliarne l’attendibilità e, utilizzando la casistica più ampia possibile, cercare di raggiungere delle conclusioni più certe di quelle che si possono raggiungere con un singolo studio. 
L’applicazione più consolidata delle meta-analisi viene fatta quando si deve valutare l’effetto di un singolo trattamento per una certa patologia, i studi condotti da diversi centri separatamente. Questa situazione non si applica alle ricerche in omeopatia che, come si è visto, sono state condotte finora in molte diverse patologie e, soprattutto, utilizzando molti diversi protocolli terapeutici.
Nonostante le limitazioni di questo tipo di analisi, è possibile comunque chiedersi se l’insieme delle ricerche finora svolte in omeopatia consentono di affermare che l’omeopatia in sé, come possibile approccio terapeutico, sia scientificamente consistente e di provata efficacia. In generale, le rassegne finora pubblicate confermano il giudizio critico sulla qualità metodologica dei lavori già messo in evidenza, anche se una tendenza al miglioramento negli ultimi anni si può riscontrare.

HILL E DOYON, 1990

KLEIJNEN 1991

HMRG ADVISORY GROUP

LINDE 1997


CONCLUSIONI sulla RICERCA CLINICA
In conclusione, dalle ricerche cliniche sinora eseguite, si possono trarre le seguenti indicazioni:

a. Il trattamento omeopatico si è dimostrato efficace in molti studi clinici controllati, mentre altri studi hanno dato risultati negativi, indicando che l'omeopatia può essere trattata, dal punto di vista sperimentale, come altre forme di terapia. In particolare si possono indicare campi di applicazione e limiti di tale metodica.

b. L'utilità del trattamento omeopatico è stata esplorata soprattutto nel campo della terapia di sindromi infiammatorie (inclusa la reumatologia), infezioni respiratorie e patologie otorinolaringoiatriche, traumi, dolori in genere, ostetricia-ginecologia, allergie, patologie dell’apparato vascolare e coagulazione, patologie dermatologiche e neurologia.

c. È possibile applicare il metodo dello studio in doppio cieco controllato con placebo alle particolari esigenze della ricerca in omeopatia (individualizzazione, uso di rimedi diversi per la stessa patologia, ecc.). 
Tuttavia, alcuni autori hanno messo in evidenza come la rigida applicazione del doppio cieco rischia di snaturare il metodo clinico dell’omeopatia, rendendo perciò la ricerca meno aderente a quella che è la reale pratica dell’omeopatia, che richiede un continuo "feedback" di informazioni dal paziente al medico curante. 
I problemi metodologici, perciò, non possono dirsi ancora risolti in modo definitivo.

d. Le più recenti meta-analisi, inclusa quella di un Gruppo di Studio istituito ufficialmente dalla Comunità Europea, indicano che nel loro insieme tutte le ricerche fin qui compiute sono a favore di un effetto terapeutico dell’omeopatia, statisticamente distinguibile da quello di un placebo. 
Anche seguendo i criteri di giudizio più rigorosi e "prudenti", si deve concludere che la probabilità che i risultati positivi finora riportati siano dovuti a errori o al caso è trascurabile (p<0.001).

e. Nessuno studio è stato riprodotto e confermato da gruppi indipendenti, cosa che rende impossibile raggiungere conclusioni certe sull'efficacia di uno specifico trattamento in una specifica patologia. 
A questo scopo, sarebbe necessario che i principali trials clinici pubblicati finora venissero ripetuti.
L’HMRG Advisory Group della Comunità europea ha dato già alcuni suggerimenti per l’esecuzione di nuovi studi clinici (v. sopra).

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