È chimica: svelato il meccanismo
dei farmaci omeopatici -
17/05/2019
Così come quello dei farmaci comuni, anche il meccanismo dei
farmaci omeopatici si basa su interazioni chimiche. A
provarlo sono ora due esperti internazionali:
Jayesh Bellare professore di ingegneria chimica dell'Indian
Institute of Technology di Bombay, che ha dimostrato con i
suoi studi
l'efficacia delle diluizioni omeopatiche, ed Edward
Calabrese tossicologo dell'University
of Massachusetts ad Amherst, massimo esperto mondiale di
ormesi, fenomeno da lui ritenuto alla base del
meccanismo d'azione dei medicinali omeopatici.
"Gli studi di Jayesh Bellare - ha commentato
Simonetta Bernardini, Presidente Siomi - hanno
dimostrato in maniera incontrovertibile, attraverso il
microscopio elettronico a trasmissione, la presenza di un
rilevante numero di molecole di principio attivo in tutte le
diluizioni omeopatiche dalla 6ch alla 200ch. Tali molecole
che si mantengono in numero pressoché costante in tutte le
successive diluizioni, vengono stabilizzate dai metasilicati
provenienti dal vetro utilizzato per preparare le diluzioni
stesse.
Questi aggregati costituiscono una riserva chimica di
molecole, le quali poi possono interagire con i substrati
biologici e dare effetto all'attività del medicinale
omeopatico. Certo sono piccole dosi (nanomoli), ma
sufficienti a dare una risposta terapeutica secondo i
principi della farmacologia delle microdosi, una parte della
farmacologia ortodossa sempre più in sviluppo negli ultimi
anni".
"Finalmente è arrivata la svolta - ha dichiarato Bernardini
- quello che non si è saputo spiegare per tutti questi anni
e che ha esposto l'Omeopatia a una condanna della scienza,
che l'ha classificata come un sistema di cura non plausibile
poiché priva di molecole, oggi è stato sfatato".
I risultati osservati cui è giunto
Bellare sono spiegabili con il meccanismo dell'ormesi
(stimolazione a basse dosi e i cui principi furono annunciati
già nel 2006 dal Prof. Andrea Dei dell'Università di Firenze),
ha chiarito il professor Edward Calabrese.
Si tratta, in pratica, di un rovesciamento di azione tra una
dose (grande) tossica e una dose (piccola) che ha invece un
effetto terapeutico. Come l'Omeopatia, la quale si basa sulla
somministrazione di dosi infinitesimali di sostanze, che ad alte
dosi hanno un'azione tossica sull'organismo (principio della
similitudine omeopatica).
Tratto da:
https://www.libriomeopatia.it/articoli/chimica_meccanismo_farmaci_omeopatici.php
RISULTATI CUMULATIVI DEGLI STUDI
CLINICI IN OMEOPATIA
Gruppo
|
N. lavori*
|
% risultati positivi^
|
% risultati negativi^^
|
% risultati dubbi^^^
|
Tutti i lavori
|
100
|
50
|
28
|
22
|
Allergie
|
8
|
88
|
-
|
12
|
App. vascolare e coagul.
|
9
|
56
|
33
|
11
|
App. gastrointestinale
|
10
|
60
|
30
|
10
|
App. muscolo-scheletrico
|
15
|
46
|
27
|
27
|
Pat. otorino e influenza
|
15
|
27
|
27
|
46
|
Chirurgia e anestesia
|
12
|
33
|
50
|
17
|
Dermatologia
|
7
|
29
|
29
|
52
|
Neurologia
|
8
|
50
|
37
|
13
|
Ostetricia e ginecologia
|
9
|
56
|
22
|
22
|
Altri
|
7
|
86
|
14
|
-
|
Tutti i lavori con punteggio > 50**
|
57
|
51
|
32
|
17
|
* Quando due casistiche nello stesso lavoro
riferiscono risultati diversi in diversi disegni sperimentali, esse sono
considerate come due lavori distinti. ^Sicuramente a favore del
trattamento omeopatico.
^^Il trattamento non funziona o causa
peggioramento.
^^^Gli autori riportano risultati positivi, ma la
statistica non è significativa (p>0.05 oppure intervallo di
confidenza dell’OR che si sovrappone a 1.0) o non è riportata .
**Quando esistono punteggi di diverse valutazioni qualitative (v.
metodi), si è tenuto conto del valore medio.
Nella tabella vengono cumulati i risultati dei lavori
riportati nella sezione
COMPENDIO
DEGLI STUDI CLINICI CONTROLLATI, allo
scopo di fornire un quadro d’insieme dei risultati delle ricerche in
omeopatia. Questa tabella ha puro valore orientativo e non può essere
considerata come un giudizio obiettivo e definitivo, che deve essere
riservato a meta-analisi condotte con metodi statistici appropriati (che
tengono conto dei possibili motivi di errore) e che saranno illustrate
in seguito.
Quanto finora riportato a riguardo della ricerca
clinica può essere riassunto nei seguenti punti:
1. Sono state condotte molte ricerche cliniche in
omeopatia. L’opinione comune che non esistano prove scientifiche
dell’efficacia clinica dell’omeopatia va quindi confutata
2. Dei circa 250 lavori reperibili, circa un
centinaio si prestano ad una valutazione obiettiva in quanto includono
gruppi di controllo
3. Tra i lavori giudicabili come insieme, la metà
ha dato risultati positivi per il trattamento omeopatico, mentre un
quarto circa hanno dato risultati positivi ma non certi e un quarto
circa hanno dato risultati negativi (no effetto o peggioramento).
Tali
percentuali rimangono pressoché inalterate anche se si considera solo
il gruppo dei lavori di qualità migliore
4. Poco più della metà dei lavori sono stati
giudicati di qualità sufficiente o buona (punteggio > 50).
5. Osservando le percentuali di risultati positivi
nelle diverse categorie nosologiche si può vedere, benché i gruppi
siano piuttosto piccoli, che i risultati migliori del trattamento
omeopatico sono stati riportati per le allergie, apparato
gastrointestinale, ostetricia e ginecologia, mentre i risultati meno
positivi sono stati riportati in otorinolaringoiatria, dermatologia e
trattamenti post-chirurgici.
Di fronte a questa massa di dati ottenuti in studi
clinici controllati, è necessario concludere che esistono molti lavori
che provano l’efficacia del trattamento omeopatico, mentre, allo
stesso tempo, che l’omeopatia non funziona sempre ed in ogni caso.
Dalle ricerche sinora pubblicate risulta quindi un generico giudizio
positivo sull’omeopatia come possibile opzione terapeutica e,
soprattutto, un incoraggiamento a compiere ulteriori ricerche. A causa
della scarsità di ricerche riprodotte da diversi gruppi in un solo
campo e della presenza di molti risultati dubbi, non è ancora possibile
concludere che un determinato trattamento omeopatico è sicuramente
efficace in una determinata situazione clinica.
Un aiuto alla formazione di un giudizio più preciso,
soprattutto in termini statistici, sull’efficacia dei trattamenti
omeopatici può venire dalle rassegne di esperti che hanno finora
tentato delle considerazioni cumulative, dei bilanci di tutte le
ricerche (qualcosa di simile a delle meta-analisi). Scopo delle
meta-analisi è quello di riunire le ricerche di vari gruppi in un certo
settore, vagliarne l’attendibilità e, utilizzando la casistica più
ampia possibile, cercare di raggiungere delle conclusioni più certe di
quelle che si possono raggiungere con un singolo studio.
L’applicazione più consolidata delle meta-analisi viene fatta quando
si deve valutare l’effetto di un singolo trattamento per una certa
patologia, i studi condotti da diversi centri separatamente. Questa
situazione non si applica alle ricerche in omeopatia che, come si è
visto, sono state condotte finora in molte diverse patologie e,
soprattutto, utilizzando molti diversi protocolli terapeutici.
Nonostante le limitazioni di questo tipo di analisi, è possibile
comunque chiedersi se l’insieme delle ricerche finora svolte in
omeopatia consentono di affermare che l’omeopatia in sé, come
possibile approccio terapeutico, sia scientificamente consistente e di
provata efficacia. In generale, le rassegne finora pubblicate confermano
il giudizio critico sulla qualità metodologica dei lavori già messo in
evidenza, anche se una tendenza al miglioramento negli ultimi anni si può
riscontrare.
HILL
E DOYON, 1990
KLEIJNEN
1991
HMRG
ADVISORY GROUP
LINDE
1997
CONCLUSIONI sulla RICERCA CLINICA
In conclusione, dalle ricerche cliniche sinora
eseguite, si possono trarre le seguenti indicazioni:
a. Il trattamento omeopatico si è dimostrato
efficace in molti studi clinici controllati, mentre altri studi hanno
dato risultati negativi, indicando che l'omeopatia può essere
trattata, dal punto di vista sperimentale, come altre forme di
terapia. In particolare si possono indicare campi di applicazione e
limiti di tale metodica.
b. L'utilità del trattamento omeopatico è stata
esplorata soprattutto nel campo della terapia di sindromi
infiammatorie (inclusa la reumatologia), infezioni respiratorie e
patologie otorinolaringoiatriche, traumi, dolori in genere,
ostetricia-ginecologia, allergie, patologie dell’apparato vascolare
e coagulazione, patologie dermatologiche e neurologia.
c. È possibile applicare il metodo dello studio in
doppio cieco controllato con placebo alle particolari esigenze della
ricerca in omeopatia (individualizzazione, uso di rimedi diversi per
la stessa patologia, ecc.). Tuttavia, alcuni autori hanno messo in
evidenza come la rigida applicazione del doppio cieco rischia di
snaturare il metodo clinico dell’omeopatia, rendendo perciò la
ricerca meno aderente a quella che è la reale pratica
dell’omeopatia, che richiede un continuo "feedback" di
informazioni dal paziente al medico curante. I problemi metodologici,
perciò, non possono dirsi ancora risolti in modo definitivo.
d. Le più recenti meta-analisi, inclusa quella di
un Gruppo di Studio istituito ufficialmente dalla Comunità Europea,
indicano che nel loro insieme tutte le ricerche fin qui compiute sono
a favore di un effetto terapeutico dell’omeopatia, statisticamente
distinguibile da quello di un placebo. Anche seguendo i criteri di
giudizio più rigorosi e "prudenti", si deve concludere che
la probabilità che i risultati positivi finora riportati siano dovuti
a errori o al caso è trascurabile (p<0.001).
e. Nessuno studio è stato riprodotto e confermato
da gruppi indipendenti, cosa che rende impossibile raggiungere
conclusioni certe sull'efficacia di uno specifico trattamento in una
specifica patologia. A questo scopo, sarebbe necessario che i
principali trials clinici pubblicati finora venissero ripetuti. L’HMRG Advisory Group della Comunità europea ha dato già
alcuni suggerimenti per l’esecuzione di nuovi studi clinici (v.
sopra).
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