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"Medicina Alternativa"   per  CORPO  e   SPIRITO
"
Alternative Medicine"
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OLIO di FEGATO di MERLUZZO
 

L'olio di fegato di Merluzzo è uno di quegli esempi in cui il rimedio della nonna sembra possa funzionare per tante malattie, anzi forse per tutte. Come tutti sanno, è un olio che si estrae da alcuni pesci della specie Gadus (i merluzzi, appunto), tipica dei mari del nord.
È ricco di vitamina A, D e acidi grassi omega 3. Da queste sostanze derivano le sue proprietà riguardo alla salute, sostanze che sono indispensabili per la nostra salute, ha anche la funzione di fissare il calcio nelle ossa, quindi è prescritto negli stati di rachitismo. L’olio di fegato di merluzzo assicura anche un apporto di fattori essenziali per un sano e corretto metabolismo
Una ricerca britannica (del 2003) che ha fatto il giro del mondo ha dimostrato che su una trentina di pazienti l'olio di fegato di merluzzo in pillole ha rallentato l'evoluzione della malattia nei tessuti di soggetti che avevano subito l'innesto di una protesi del ginocchio (cioè nei tessuti le sostanze chimiche legate all'evoluzione della malattia e al dolore erano inferiori).
vedi:
Omega 3  + Mangiare crudo = Crudismo

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Ebbene pare proprio che bisognerà invece rivalutarne le proprietà, in quanto la ricerca scopre sempre nuovi benefici legati proprio al detestato olio.

Le virtù dell’olio di fegato di merluzzo
Per generazioni lo si è ingurgitato di malavoglia facendo smorfie per il suo cattivo sapore. Sempre di moda, disponibile ormai da tempo in una forma galenica – la capsula – che ne rende l’assunzione facile e gradevole, l’olio di fegato di merluzzo torna ogni anno alla ribalta all’inizio della brutta stagione, grazie al suo elevato tenore di vitamine A e D naturali. La prima, infatti, rinforza le mucose respiratorie indebolite dal freddo, mentre la seconda completa la produzione interna ridotta durante i mesi con poco sole.

Sarebbe tuttavia un peccato limitare l’uso di questo integratore nutrizionale all’autunno e all’inverno. I fabbisogni di vitamina
A aumentano in caso di affaticamento oculare dovuto alla professione o all’ambiente, come l’esposizione prolungata a una luce intensa, sia in riva al mare che sulla neve. Presente in modesta quantità nel cibo, la vitamina delle ossa, la D, dovrebbe essere somministrata, indipendentemente dalla stagione, in cure periodiche quale supplemento ai bambini e agli adolescenti in piena crescita e, senza interruzione, alle donne in menopausa e agli anziani di ambo i sessi. D’altronde, le persone che fanno una dieta povera di colesterolo rischiano una carenza di vitamina A in ogni periodo dell’anno, mentre chi fa cure dimagranti, dato il loro basso tenore di grassi, rischia di mancare delle vitamine liposolubili a cui appartengono la A e la D.

È comunque in vendita un preparato a base di olio di fegato di merluzzo arricchito di vitamine B, C ed E, meglio adattato ai fabbisogni specifici della primavera e dell’estate. La vitamina C e quelle del gruppo B combattono la fatica primaverile, mentre le seconde aumentano la capacità di concentrazione (e ciò è piuttosto utile nell’avvicinarsi degli esami). Essendo idrosolubili, queste vitamine sono eliminate in quantità maggiore attraverso i reni e la pelle quando fa caldo. Il ruolo della vitamina E consiste invece nel neutralizzare i radicali liberi prodotti da un’esposizione eccessiva al sole e durante sforzi muscolari intensi. E non appena tornata la bella stagione, a molti piace rosolarsi al sole e/o esercitare più spesso attività all’aperto.

Infine si tenga presente che ogni specialità a base di olio di fegato di merluzzo contiene acidi grassi poliinsaturi della serie omega-3, la cui importanza nella prevenzione delle malattie cardiovascolari è ormai comprovata.

By Rita Ducret Costa, farmacista  - Tratto da: http://www.lecommuniquesante.ch

Nonostante oggi sia difficile imbattersi in situazioni di carenze nutrizionali gravi, per le quali l'olio di fegato di merluzzo era una delle indicazioni obbligate, occorre dire che la validità di questo prezioso elemento nutritivo non è affatto venuta meno.
La vitamina A ha rilevanti effetti benefici sull'accrescimento corporeo, sui meccanismi della visione, sull'invecchiamento e sui danni da radiazioni e radicali liberi; la vitamina D, invece, favorisce l'assorbimento di calcio e fosforo. Interviene infatti nei processi della crescita contribuendo al rinnovamento delle cellule e dondo acutezza alla vista e mantenendo sani capelli, unghie, pelle, ossa. È molto apprezzato per la soluzione delle infezioni polmonari. Da notare che i risultati conseguiti con formulazioni che tentano di imitare l'elemento naturale, sono ben lontani da quelli ottenuti con il prodotto naturale.
È un buon integratore di fosforo, iodio, socio e vanadio, zolfo, vitamina K, vitamina D ed A in un rapporto ottimale, tale da rendere il prodotto insostituibile per i bambini e gli anziani.

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Torna di moda l'olio di fegato di merluzzo
- 03 marzo 2004
Dopo decenni di disuso, l'olio terrore-dei-bambini delle passate generazioni torna a far parlare di sé per le sue nuove proprietà per combattere molti malanni tra i quali l'osteoartrite e l'asma

Le nonne avevano ragione. L'olio di fegato di merluzzo fa bene quasi a tutto. A confermarlo è uno studio condotto da un'equipe di ricercatori gallesi secondo il quale risulta efficace anche contro l'osteoartrite. A 31 pazienti sofferenti di osteoartriti, e in attesa di essere operati al ginocchio, sono state somministrate per quasi tre mesi particolari compresse. Per una metà del campione si trattava di due capsule al giorno di 1.000 mg di olio di fegato di merluzzo. Agli altri malati viceversa è stato dato un semplice placebo. La sperimentazione ha dimostrato che l'86% dei pazienti curati con l'olio, al termine del trattamento, era quasi completamente privo dell'enzima responsabile del danneggiamento della cartilagine. Viceversa, solo nel 26% di chi aveva preso il placebo sono stati rilevati miglioramenti.
La scoperta dei professori Bruce Caterson e John Harwood (Università di Cardiff) e del prof. Colin Dent (ortopedico dell'Università del Galles) potrebbe dunque ridurre sensibilmente il numero di interventi al ginocchio e all'anca. In Gran Bretagna, solo nell'ultimo anno, sono stati due milioni i malati sofferenti di osteoartrite.
'I dati suggeriscono che l'olio di fegato di merluzzo ha un duplice effetto: da una parte rallenta la degenerazione della cartilagine nelle osteoartriti, dall'altra riduce i processi infiammatori che provocano dolore', ha spiegato il professor Caterson.
I principi salutari di questo tipo di olio sono noti da anni. Grazie alla massiccia presenza di vitamina D e A (una quantità tre volte superiore rispetto a quella che c'è nel fegato di manzo), l'olio di fegato di merluzzo è utilizzato per curare le otiti e le allergie, favorisce la funzionalità del cervello, ed è un valida cura allo stress e a diversi disordini comportamentali.
Ma non è tutto qui. Il detestato olio di fegato di merluzzo, generosamente somministrato alle generazioni passate di bambini, li ha probabilmente aiutati a combattere i sintomi dell'asma, di cui oggi soffrono milioni di persone, due milioni nella sola Australia.
Uno studio dell'Istituto per la prevenzione dell'asma infantile, ha concluso che gli acidi grassi Omega-3, che si trovano nella colza, nel tonno e nell'olio di fegato di merluzzo, può ridurre significativamente sintomi come tosse e respiro affannoso, nei bambini di genitori che soffrono di asma.
I risultati, presentati alla Conferenza australiana per l'asma in corso a Melbourne sono basati su un programma che ha seguito 6.161 bambini sin dalla nascita. Lo studio indica che la riduzione degli acari della polvere in lenzuola e coperte e l'eliminazione dei giocattoli di peluche produce risultati positivi in termini di allergie, ma i supplementi Omega-3 sono ancora più efficaci contro tosse e respiro affannoso. E' troppo presto - sostiene il ricercatore prof. Craig Mellis della Bond University - per stabilire se qualcuno dei bambini ha effettivamente contratto l'asma, ma l'effetto dell'Omega-3 sui bambini di tre anni è stato "statisticamente impressionante".

Olio di fegato di merluzzo contro la depressione - 20 agosto 2007

In tempo di guerra veniva dato ai bambini, che ne odiavano il sapore. Ora si scopre che le sue proprietà possono giovare anche a combattere la depressione E' un rimedio che rimanda ad altre epoche, quando veniva somministrato ai bambini per aiutarli a stare in salute, grazie all'alto contenuto vitaminico. Ma adesso emerge che l'aborrito olio di fegato di merluzzo ha anche altre potenzialita': in particolare, dice una ricerca, puo' essere utile a evitare la depressione.
Addirittura, dicono i ricercatori, un cucchiaio al giorno riduce del 30% la possibilità di restare vittime della patologia.
Nel loro studio, che viene pubblicato sul Journal of Affective Disorders, i ricercatori dell'Università di Haukeland a Bergen in Norvegia, hanno esaminato lo stato di salute e le abitudini alimentari di 22.000 persone con più di 40 anni. Hanno dunque osservato che coloro che non consumano olio di fegato di merluzzo hanno una percentuale significativamente più alta di stress, ansia e depressione. Al contrario, il 9% delle persone esaminate, che ne ingeriscono un cucchiaio al giorno, mostrano una percentuale minore del 30% di questi stati di disagio psicologico. Secondo i ricercatori, questa è l'ennesima prova degli effetti benefici degli acidi grassi detti Omega-3, che sono una componente fondamentale dell'olio.
Gli Omega 3, secondo diversi studi, sono utili a proteggere da ictus e infarto, e persino dal tumore. L'olio di fegato di merluzzo viene ottenuto cuocendo al vapore il fegato di questi pesci, per poi pressarlo ed estrarne il prezioso liquido, che è ricchissimo di vitamina A e D. In Gran Bretagna, durante la seconda guerra mondiale, veniva distribuito gratuitamente ai minori di 5 anni, alle donne incinte e a quelle che allattavano.

Tratto da: http://newton.corriere.it



L'olio di fegato di merluzzo (100 g) ha le seguenti caratteristiche (fonte: ministero dell'Agricoltura USA):

Calorie: 902

Vitamina A: 100.000 UI

Vitamina D: 10.000 UI

Omega 3: 20,72 g

Colesterolo: 570 mg.

Per un confronto, l'olio di salmone (stesse calorie) non contiene vitamina A, né vitamina D, 485 mg di colesterolo, ma contiene ben 35,98 g di omega 3.

Significa che 10 g (un cucchiaio da cucina colmo) è ragionevolmente il massimo di olio di fegato di merluzzo che si può assumere al giorno: 90 kcal, 10.000 UI di vitamina A, 1.000 di vitamina D e 1,9 g di omega 3.

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Il MAL di PESCE – 08/11/2012
Mangiare troppo pesce fa male. Non ha mezzi termini nel sostenerlo T. Colin Campbell, l’autore del The Chiana Study, che in uno dei programmi di specializzazione online tenuti dalla sua Fondazione in collaborazione con la eCornell (il ramo online della Cornell University di New York) riporta i risultati ottenuti da alcune tra le ultime ricerche condotte sull’omega 3, il famoso “grasso buono”.

In particolare, in uno studio condotto dal dott. Menas Kaushik, “Long-Chain Omega-3 Fats, Fish, and Type 2 Diabetes” pubblicato nel 2009, si è potuto vedere come l’aumento del consumo di omega 3 nella dieta di tutti i giorni corrisponda ad un aumento del rischio di incorrere nel diabete di tipo 2, vale a dire il diabete più frequente e comune.
Di fatto stando a questo studio condotto con 9.380 casi e 3 milioni di persone all’anno osservate, si può dire che “consumare pesce cinque o più volte alla settimana aumenta del 22% il rischio di incorrere in questa forma di diabete rispetto al consumo di una porzione di pesce una volta al mese”.

Ma non basta.
Nel suo corso The Certificate in Plant-Based Nutrition, Campbell riporta i risultati ottenuti dal dott. Lee Hooper nella sua ricerca pubblicata nel 2006 dal titolo “Omega-3 Fats don’t work for total mortality, heart disease or cancer” in cui si afferma che “la lunga e la corta catena di omega 3 non hanno un chiaro effetto sulla mortalità in generale o in quella legata ad eventi cardiovascolari o al cancro”. Gli autori concludono con una affermazione, che Campbell sottolinea però non essere statisticamente significativa, secondo la quale “non si può escludere che il consumo di Omega 3 come supplemento possa essere correlato ad un rischio di cancro”.
Cosa sia vero e cosa non lo sia nella scienza medica, e in quella alimentare in particolare, penso non sia sempre così facile da affermare.
Tuttavia non si può negare che queste affermazione d’oltreoceano sono state riportate e discusse anche qui in Italia grazie ad un articolo apparso sul Corriere salute (“I veri effetti dell’omega-3 su cuori e vasi”) che in qualche modo ha portato all’attenzione del pubblico ciò che negli ultimi anni si sta dibattendo a livello medico-scientifico. E sono affermazioni che in qualche modo riportano ad un’altra ricerca condotta in Francia apparsa un po’ più a fatica nei quotidiani nazionali nella primavera di quest’anno (“Nessuna prevenzione del cancro dagli integratori vitamina B e omega 3): secondo questo studio francese non solo gli integratori a base di vitamina B e omega.-3 non hanno alcun effetto nella prevenzione del cancro, ma addirittura possono avere effetti negativi per le donne nel lungo periodo.
Ora. Non sono una scienziata (sono giornalista) e lungi da me è il desiderio di addentrarmi in dibattiti troppo specifici e difficili da sostenere. Ciò nonostante, il dubbio rimane.
Dopo averci convinti a suon di ricerche e statistiche dell’importanza strategica dell’omega-3 contro l’increscere del “grasso cattivo”, ovvero il temutissimo omega-6, e dopo aver riempito le dispense di mezzo mondo occidentale (America in particolare) di supplementi in tavoletta di omega-3 per difendersi dal rischio di infarto, come possono ora scienziati e ricercatori da più parti del mondo confondere in questo modo le carte in gioco?
Ovviamente la scienza medica è già al lavoro. Chi a smontare i nuovi studi (non mi addentro nei particolari), chi ad approfondire le ricerche e magari a scoprire altre relazioni che negano o confermano altri dati e altre conclusioni.
Tuttavia, i lunghi punti di domanda restano.
Il pesce, lo mangio oppure no ?  E se sì, in quale quantità ?
Che ne faccio ora di tutte quelle tavolette di omega-3 che ho impilate nell’armadietto dei medicinali indispensabili ?
Ma soprattutto:
Se non mangio pesce, cosa succede al livello di grassi cattivi nel mio sangue ?
Anche questa volta la lettura di tali e tante incertezze fatta da T.Colin Campbell lancia, a mio modo di vedere, un messaggio di serenità. Per l’autore del The China Study che ha lavorato per oltre 40 anni nella ricerca nutrizionale, è più che normale che la scienza alimentare si intrappoli di volta in volta in queste situazioni di ambiguità:
“fino a che la scienza nutrizionista continuerà a guardare all’effetto di ogni singolo nutriente scorporandolo dall’insieme delle parti in cui agisce, ogni ricerca condotta incorrerà in errori, in alcuni casi anche gravi”
Campbell lo chiama “the wholistic effects of nutrients on health”; vale a dire un nuovo approccio alla nutrizione secondo il quale ogni nutriente tend to work together, ovvero tende a lavorare insieme ad altri per garantire la salute del nostro corpo.
Per quanto possa sembrare teoreticamente semplicistico, l’approccio scientifico qui proposto da Campbell può risultare addirittura “sconvolgente” nella lettura medica di alcune ricerche alimentari. Nel suo corso online Campbell fa diversi esempi di studi “smentiti” nel tempo a causa di una lettura riduzionista che volge attenzione al singolo nutriente preso in esame senza tenere in considerazione il rapporto che esso gioca nel complesso e nei complicati processi di utilizzo del nostro corpo.
Uno tra questi casi citati è appunto quello dell’omega-3. The good fat come siamo soliti ormai conoscerlo un po’ tutti. Bene. Il buon funzionamento dell’omega-3 è legato, come si sa, ad un delicato equilibrio (the delicate balance) tra omega-3 e omega-6 che fa sì che nel caso uno dei due ecceda troppo rispetto all’altro scatti un campanellino d’allarme. Ecco perché, sostiene Campbell, quando una dieta sbilanciata apporta troppo “grasso cattivo”, utilizzare supplementi di omega-3 può apportare dei benefici. Ma, e qui la lettura da parte di Campbell delle ultime ricerche realizzate, “quando una dieta è povera di omega-6, come è il caso di una dieta totalmente a base di vegetali o quando altri fattori si intromettono nel quadro generale, assumere supplementi di omega-3 in pastiglie o porzioni eccessive di pesce è stato attualmente mostrato che non solo non giova a nessuno, ma addirittura può apportare danni”.
Insomma. E’ inutile continuare a belliggerare sui numeri.
Per l’autore del The Chiana Study, una “dieta ricca di tutte le varietà possibili di vegetali aiuta a mantenere un equilibrio salutare di acidi grassi”. Non c’è alcun bisogno di andare in cerca di supplementi e aggiunte. Tutto ciò che è in più non serve. E come spesso accade, tutto ciò che non serve in alcuni casi può anche diventare dannoso.
Tratto da: niclapress.com

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Merluzzo al posto degli psicofarmaci - 27 Maggio 2005
Quando si parla di olio di fegato di merluzzo, rimedio terapeutico d’altri tempi, a molti che da bambini lo hanno loro malgrado conosciuto, ma anche a quelli che non ne hanno mai fatto uso, viene in mente qualcosa di sgradevole.
Questo rimedio infatti veniva dato ai bambini ritenuti troppo gracili che lo ingoiavano decisamente controvoglia e che, in tempi moderni è stato sostituito da una vasta gamma di integratori dietetici ritenuti più gradevoli ed efficaci, sembrava destinato ad un non triste declino e invece è stato recentemente riscoperto da alcuni pediatri che, sulla base dei risultati di nuove ricerche scientifiche, hanno scoperto altri benefici derivati dall’uso di questo olio.
L’olio di fegato di merluzzo, che si ricava dal fegato fresco di alcune specie di gadus ed altre specie simili presenti nei mari del nord, è un olio ricco di vitamine A e D, importanti soprattutto per la vista e per fissare il calcio nelle ossa, ma vi troviamo anche i benefici acidi grassi Omega3 tanto utili per la prevenzione delle malattie cardiovascolari.
L’olio di fegato di merluzzo è utilizzato soprattutto come ricostituente e nei casi di rachitismo, ma recentemente nuovi studi effettuati dalla famosa Università di Oxford ritengono che l’antico prodotto naturale possa addirittura sostituire alcuni psicofarmaci.
La ricerca ha interessato più di un centinaio di bambini che presentavano sintomi della cosiddetta ADHD (Attention Deficit and Hyperactivity Disorder) un tipo di disturbo psichiatrico che negli ultimi tempi qualcuno dichiara allarmante, mentre altri ne mettono addirittura in dubbio l’esistenza.
I bambini con questa sindrome vengono descritti come troppo vivaci o iperattivi e non sono in grado di concentrarsi su di una cosa alla volta e quindi ne risulta compromessa la capacità di apprendimento. Spesso questa presunta sindrome viene curata con psicofarmaci il cui uso è poco raccomandabile soprattutto se si tratta di bambini.
Tornando al nostro vecchio olio di fegato di merluzzo, alcuni dei bambini che presentavano sintomi di ADHD sono stati trattati con integratori a base di olio di pesce ed altri con rimedi ad effetto placebo. Quelli che hanno ricevuto gli integratori sono notevolmente migliorati e questi miglioramenti sono stati più o meno uguali a quelli ottenuti con i farmaci senza, però, gli sgraditi effetti collaterali. Buoni effetti si sono avuti anche per quanto riguarda la terapia della “disprassia” sindrome che compromette la coordinazione motoria.
Secondo i ricercatori gli effetti benefici che si sono avuti con l’olio di fegato di merluzzo si devono alla presenza, in questo integratore, degli acidi grassi, in particolare gli ormai famosi Omega3, essenziali allo sviluppo ed al buon funzionamento del cervello.
I disturbi, che riguardano sempre di più i bambini, deriverebbero da una carenza nella dieta di questi preziosi grassi della cui presenza sono particolarmente ricche alcune specie di pesce.
Fonte: mareinitaly.it

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Un cucchiaio d'olio di fegato di merluzzo per combattere la depressione - 15/06/2007
Olio di fegato di merluzzo per combattere la depressione. È quanto scoperto dagli scienziati norvegesi dell’Università di Haukeland a Bergen dopo aver condotto un ampio studio che ha coinvolto circa ventiduemila persone. Come spiegato sull’ultimo del Journal of Affective Disorders dal responsabile della ricerca David Kendall, coloro che erano soliti assumere regolarmente olio di fegato di merluzzo – e gli acidi grassi omega-3 in esso contenuti in gran quantità – erano meno inclini a soffrire del ‘male oscuro’.

Gli omega-3 sono ben noti in ambiente scientifico per le indubbie proprietà benefiche (numerose ricerche hanno dimostrato la loro capacità di ridurre il rischio di ictus, i problemi cardiovascolari, i tumori) e, secondo quanto osservato dai ricercatori norvegesi, garantirebbero una riduzione del rischio di soffrire di depressione pari al 30%.
Gli scienziati sono giunti a queste conclusioni dopo aver analizzato i dati clinici - raccolti in Norvegia tra il 1997 e il 1999 – relativi a 21.835 soggetti di età compresa tra i 40 e i 49 anni e tra i 70 e i 74 anni.
I ricercatori hanno tenuto conto anche di altri fattori di rischio-depressione (età, abitudine al fumo e all’alcol, attività fisica e livello socio-culturale).
I risultati non avrebbero lasciato spazio a dubbi:  consumatori abituali di olio di fegato di merluzzo che manifestavano sintomi depressivi rappresentavano il 2,5% del totale contro il 3,8% del resto del campione.
“Il 9% dell’intero campione esaminato consuma un cucchiaio di olio di fegato di merluzzo e godrebbe, secondo le nostre analisi, di una riduzione del rischio pari al 30%”, ha concluso Kendall -  
Tratto da: paginemediche.it

Commento NdR: a parte l'enfasi alle volte troppo esagerata che i giornalisti danno alle notizie, suscitando alle volte troppe speranze sulla panacea di certi prodotti, quali cultori della Medicina Naturale e' possibile accettare l'utilizzo di questo olio che e' stato ormai testato da centinaia di anni, da assumere giornalmente nelle dosi necessarie ad ognuno e solo per un certo periodo al max 30 gg, ma occorre fare MOLTA attenzione ai bambini, ai convalescenti, agli studenti, sportivi ed anche agli anziani, che alle volte potrebbero avere reazioni indesiderate, per cui le dosi vanno dimezzate e/o ridotti i tempi di assunzione.

Ricordarsi che le alterazioni degli enzimi, della flora, del pH digestivo e della mucosa intestinale influenzano  la salute,  non soltanto a livello intestinale, ma anche a distanza in qualsiasi parte dell'organismo.

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