Utilizzo
del
Microscopio
(ottico)
VISIONARE questo documento che
descrive i
vari tipi di microscopi:
ottico e/o in campo oscuro,
ecc.
Il
microscopio, come tutti gli strumenti dove
interagiscono contemporaneamente tante variabili,
può fornire immagini molto diverse dello stesso
oggetto. Bisogna quindi avere sempre presente
tutte le variabili in gioco e fare delle prove
modificando:
1
- il diaframma del condensatore.
2
- la luminosità della sorgente.
3
- l'illuminazione specie in campo oscuro.
4
- la colorazione del preparato, se
possibile.
Il
condensatore di solito deve stare molto vicino al
vetrino; gli obiettivi devono essere
periodicamente puliti esternamente con un pannetto
bagnato nell'aceto che scioglie il calcare
lasciato dalle gocce d'acqua sulla lente frontale.
Il
computer puo’ essere collegato al microscopio;
un semplice apparecchio per visualizzare le immagini
del microscopio sul monitor di un computer è
costituito da una WebCam (meglio se con
sensore CCD, es. Logitek, perchè i colori sono più
realistici di quelle con sensore CMOS).
A
volte occorre e’ meglio togliere l'obiettivo
della WebCam e l'oculare per avere un'immagine
piu' nitida, anche se molto ingrandita, ma
l'ideale è piazzare la WebCam davanti all'oculare
e mettere a fuoco l'immagine ruotando l'obiettivo
della stessa WebCam.
Le immagini possono così essere catturate,
salvate e stampate.
Risultati sicuramente migliori si ottengono con
una macchina fotografica digitale al posto della
WebCam, ma l'uso è più complesso.
vedi:
Diagnosi
precoce del Cancro al microscopio
Il mezzo ottico più diffuso è, senza dubbio, il
microscopio a campo chiuso.
Una fonte luminosa artificiale o naturale
illumina il vetrino con il preparato da
osservare, che appare più scuro rispetto allo
sfondo. Il microscopio a campo chiaro permette
l’osservazione a secco e ad immersione. Nel
primo caso la luce raggiunge il preparato dopo
aver attraversato l’aria; nel secondo caso, la
luce attraversa una goccia di olio di cedro
precedentemente depositata sulla superficie da
osservare.
Gli obiettivi ad immersione consentono
ingrandimenti massimi di 1.000-2.000 volte e
sono ampiamente utilizzati in microbiologia,
poiché forniscono un maggior ingrandimento e
un’immagine più nitida, in quanto l’olio da
immersione rende omogeneo il percorso del raggio
luminoso fra il preparato e l’obbiettivo del
microscopio. Al microscopio ottico si può
collegare il computer per ricavare immagini
digitali, più nitide e precise.
Nel microscopio a campo oscuro la luce è
riflessa dal preparato e non dal vetrino, di
modo che i microrganismi appaiono luminosi in un
campo nero.
Le cellule
viventi prive di pigmenti non sono chiaramente
visibili al microscopio in campo chiaro per la
scarsa differenza di contrasto esistente tra le
cellule e l’acqua (Fig. 15a). Il microscopio in
campo oscuro si ottiene collocando un diaframma
per campo oscuro sotto il sistema delle lenti
del condensatore di un microscopio ottico. In
questo modo si crea un cono di luce cavo che
colpisce l’oggetto e solo la luce riflessa e
rifratta proveniente dal campione formerà
l’immagine.
Così le cellule del campione appariranno chiare
su uno sfondo scuro. Tale tecnica permette di
migliorare le differenze di contrasto tra le
cellule e il mezzo circostante
evitando di usare
l’uso di colorazioni.
Il microscopio a contrasto di fase
utilizza i cambiamenti di fase della luce quando
incontra il preparato da osservare; poiché i
cambiamenti sono estremamente piccoli, si
montano filtri adatti per accentuare le
differenze, insieme a specchi che,
opportunamente disposti, danno un’immagine
tridimensionale.
Benché sia possibile analizzare “a fresco” le
cellule, nella gran parte dei casi il materiale
da osservare al microscopio ottico deve essere
colorato per evidenziare le sue caratteristiche,
l’esame “a fresco” è fatto direttamente su
cellule vive senza trattamenti con coloranti;
non consente l’uso di obiettivi ad immersione,
pertanto non permette forti ingrandimenti, ma è
utile per osservare l’eventuale movimento dei
microrganismi. È un esame valido soprattutto per
l’osservazione di microrganismi di maggiori
dimensioni (funghi e protozoi), meno per gli
altri microrganismi.
Le colorazioni vengono applicate per lo più su
cellule morte, anche se talvolta si ricorre a
coloranti vitali.
Le colorazioni di uso più
comune in batteriologia sono la Gram, la
Ziehl-Neelsen, la Neisser-Gins e quella con il
blu di metilene.
 
Condensatore per Campo oscuro
Ecco com'è fatto un
condensatore per
campo scuro.
Le due
immagini mettono in
evidenza la
particolare forma e
l'apertura anulare
posta sul retro. |
Microscopio a
Campo Oscuro.
Lo si conosce da 100 anni ma per il fatto che
vedeva troppo (!) è stato bandito dalla
medicina
ufficiale (?).
Basta sostituire il
condensatore ad un microscopio biologico
qualunque. Costo dai 50 euro in su.
Come può la medicina curare qualcosa che non
vuol vedere ?
Infatti preferisce trattare le
malattie senza curarle !
http://www.youtube.com/watch?v=Mg21897IW_4
|
|
La microscopia in campo
scuro fornisce immagini
veramente belle e suggestive,
inoltre risulta
particolarmente utile nella
osservazione di batteri
altrimenti quasi
invisibili in campo chiaro,
diatomee e insetti.
Lo speciale condensatore ha
lo scopo di dare al
preparato un'illuminazione
radente lasciando buia la
parte inquadrata
dall'obiettivo. Per capire
il funzionamento farò un
piccolo esempio. Immaginiamo
una superficie nera come
quella di un tavolo laccato
e supponiamo che sia
leggermente impolverata.. Se
la osserviamo in luce
ambiente essa sembrerà
pulita ma se la osserviamo
quando il sole la illumina
obliquamente ci accorgeremo
della polvere che come per
magia risplenderà come di
luce propria.
 |
Qui a fianco è
schematizzato il
percorso della luce
nella microscopia in
campo scuro
utilizzando
l'apposito
condensatore.
Risultati abbastanza
soddisfacenti si
ottengono anche
illuminando
lateralmente il
vetrino con una
lampadina o
interponendo prima
del condensatore per
campo chiaro dischi
di cartoncino nero
al centro dello
stesso. |
|
Al fine
di compiere buone osservazioni è
necessario compiere queste operazioni:
- centrare il condensatore
- regolare l'apertura del diaframma di
campo in relazione all'obiettivo usato
- regolare adeguatamente l'altezza del
condensatore
- utilizzare una lampada di forte
intensità luminosa.
Inizialmente questa sequenza potrebbe
risultare difficile e noiosa ma con la
pratica tutto risulterà semplice e
automatico. |
La
microscopia in "Campo Oscuro" è una
metodologia di studio delle cellule del sangue
vivo per mezzo di un microscopio con un
particolare condensatore.
I condensatori che sono utilizzati nella
microscopia in campo scuro sono di due tipi:
- tipo parabolico (ha una superficie a specchio)
- tipo cardioide con due superfici a specchio.
L'uso di uno o l'altro è poco preciso, di una di
esse, la luce non ha alcun impatto diretto sul
bersaglio (questo è lo scopo di questi
condensatori), ma si concentra con una apertura
maggiore del target.
L’obiettivo riceve la luce diffusa o riflessa
dalle strutture del campione da analizzare. Per
raggiungere questo scopo, il microscopio a campo
scuro e’ dotato di uno speciale condensatore che
illumina il campione con una forte luce
indiretta.
Di conseguenza, nel campo visivo si osserva un
fondo scuro dietro il campione su cui compaiono
piccole particelle luminose del campione per
riflettere po 'di luce verso l’obiettivo.
Questa forma di illuminazione viene utilizzata
per analizzare gli elementi biologici e non
pigmentati trasparenti, invisibili alla luce
normale e senza fissare il campione, cioè viene
osservato in vivo.
Le immagini ottenute, possono essere utilizzate
in un videoproiettore ed registrate in un
computer.
Questo metodo è uno strumento
principalmente utilizzato dai medici che seguono
le medicine complementari. Si tratta di un'
analisi del sangue vitale.
Fornisce importanti informazioni sull' "ambiente
interno" dell'organismo, il quale si rispecchia
nella funzione delle cellule ematiche.
Si
osservano il potenziale sviluppo di piccole
strutture (dette: protiti oppure endobionti) in
strutture più complesse (batteri oppure stadi
precedenti ai funghi).
La microscopia in campo oscuro rivela dei
cambiamenti della funzionalità delle cellule
sanguigne, come pure delle deposizioni di
fibrina (proteiche) che spesso per tanto tempo
precedono una patologia e sono più
frequentemente da vedere in situazioni di
patologica alcalosi del sangue - il metodo serve
allora come mezzo di prevenzione come pure di
controllo delle terapie eseguite.
Non sostituisce il convenzionale "quadro
ematologico", ma lo completa, visto che quello e
una enumerazione dei corpuscoli presenti nel
sangue -senza però dire nulla sulla funzione di
essi.
Sotto la ripetuta osservazione durante alcune
ore si possono vedere le più o meno rapide
alterazioni del sangue, il cambio della
vitalità, della resistenza dei globuli rossi e
bianchi e trombociti, oppure la crescita di
strutture batteriche - un fenomeno, altrimenti
non visibile.
Spesso si trovano così delle indicazione per la
presenza di problemi intestinali, linfatici o
derivanti da focolai (tonsille, denti ecc.);
altrettanto, debolezze del sistema immunitario
oppure la tendenza verso un' allergia possono
essere visualizzate.
Come si effettua l'esame
Si prende una piccola goccia di sangue da un
dito o dal lobo dell' orecchio con un ago molto
fine. La goccia viene subito posta su un vetrino
portaoggetti, senza fissazione o colorazione.
Dopo, il campione è messo sotto il microscopio
in campo oscuro e osservato ad un ingrandimento
di ca. 1300 volte. Il paziente può seguire l'analisi su uno schermo.
Il primo esame dura ca. 10 - 15 minuti, il
medico, però deve valutare lo sviluppo dopo 1
ora, 4-6 ore e ancora più tardi.
Sotto il profilo medico diagnostico, sempre
maggiore importanza ha assunto la microscopia
in campo oscuro, elaborata da Enderlein, in
grado di visualizzare la presenza di organismi
pleomorfi su campioni di sangue umano fresco.
La microscopia in campo oscuro
permette una visione morfologica molto
significativa.
La forma, la dimensione il comportamento delle
cellule del sangue possono essere indicative per
lo studio dinamico della biologia
dell’organismo.
L’esame
del sangue
vivo, utilizzando questa speciale tecnologia
richiede una pratica costante negli anni.
Questa tecnica microscopica ci potrà fornire le seguenti
informazioni:
-
controllo
delle dimensioni e forma degli eritrociti
ossigenazione delle emazia
-
determinare la presenza di microrganismi
simbionti o parassiti secondo gli insegnamenti del
dott. G.Enderlein.
- integrità
delle membrane delle cellule sanguigne ed
eventuali parassiti che vi si insediano
- mobilità
dei granulociti
- resistenza
vitale del sangue
- presenza
di tossine metaboliche
- presenza
di muffe o funghi
- stati
infiammatori acuti e cronici
vedi anche:
http://www.camposcuro.it/analisi-sangue-vivo.php
La microscopia a "Contrasto di Fase" serve per
l'analisi di una goccia secca di sangue; il test
è denominato "Bolen-Heitan est" e
fornisce le seguenti informazioni:
-
età biologica - vedi anche Bioelettronica
+ Nozione
di Terreno
-
danni da radicali liberi
-
terreno
infiammatorio
-
tendenze a malattie croniche
Il referto viene correlato di foto a colori dei
particolari più significativi.
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Microscopio a luce polarizzata
La scoperta dei cristalli liquidi è stata resa possibile
da uno speciale microscopio costruito dal fisico tedesco
Otto Lehmann, scienziato che Friedrich Reinitzer aveva
coinvolto nello studio dei fenomeni osservati
riscaldando il benzoato di colesterile.
Oltre a uno strumento che permetteva di variare la
temperatura del campione, questo microscopio era anche
dotato di un dispositivo in grado di filtrare la luce
attraverso due filtri polarizzatori.
Quando si fa passare la luce
naturale attraverso un filtro polarizzatore, questo
seleziona le onde in base al piano della loro
vibrazione. La luce che ne risulta, pur rimanendo
composta di onde che vibrano su varie frequenze, vibra
solo su uno degli infiniti piani su cui vibra la luce
naturale. Ricordiamo che la luce naturale, infatti, non
solo oscilla sulle diverse frequenze che corrispondono
ai colori dello spettro della luce dall'ultravioletto
all'infrarosso, ma queste oscillazioni avvengono su
tutti i piani perpendicolari alla direzione della
propagazione della luce. Il primo dei due filtri
polarizzatori è sistemato tra la sorgente di luce e il
campione contenente i cristalli. Il secondo, detto
analizzatore, sta invece tra il campione e
l'osservatore.
I due polarizzatori sono
orientati l'uno rispetto all'altro, in modo che, se il
primo lascia passare solo le oscillazioni verticali, il
secondo, ruotato di 90° rispetto al primo, lascia
passare solo le oscillazioni orizzontali.
La luce verrebbe di conseguenza interamente oscurata, se
i reticoli cristallini, che costituiscono il tipico
oggetto di osservazione con questo microscopio, non
fossero otticamente attivi e non ruotassero di un certo
angolo il piano di polarizzazione della luce. In questo
modo, la luce non viene interamente bloccata dal secondo
filtro, il quale permette piuttosto di analizzare la
particolare modificazione a cui la luce è stata
sottoposta dal cristallo.
La maggior parte dei cristalli presentano infatti il
fenomeno della birifrangenza, sono cioè in grado di
scindere la luce polarizzata in due radiazioni che
oscillano, a diversa frequenza, l'una su di un piano
ortogonale rispetto al piano su cui oscilla l'altra.
Il
filtro analizzatore viene così raggiunto dalla luce che
ha attraversato il cristallo e che non è completamente
sprovvista dalla componente orizzontale, perché ha
subito una ulteriore polarizzazione. Questa luce risulta
anche colorata, perché un raggio ha una frequenza
diversa dall'altro e le frequenze dell'uno
interferiscono con quelle dell'altro.
L'osservazione al microscopio a luce polarizzata prevede
la rotazione del supporto su cui giace il cristallo, che
quindi appare accendersi e spegnersi nei suoi diversi
colori di interferenza a seconda della sua orientazione.
Dall'analisi di queste variazioni si possono quindi
ricavare preziose informazioni sulla struttura del
reticolo molecolare che forma ciascuno dei cristalli
inquadrati.
Le immagini sono state realizzate con un microscopio a
luce polarizzata presso la
Liquid Crystal Institute's Facility for Materials and
Surface Characterization.
http://ulisse.sissa.it/biblioteca/saggio/2005/Ubib050401s003
http://www.lci.kent.edu/lc.html +
http://micro.magnet.fsu.edu/moviegallery/chemicalcrystals/liquidcrystals/index.html
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Da
una ricerca del Centro S3 del CNR-INFM -
Un
microscopio a scansione per "vedere" in
campi magnetici
Nella
fase sperimentale, il dispositivo ha consentito
di registrare per la prima volta i campi
magnetici e al contempo il profilo topografico
di uno strato di
nanomagneti
Osservare campi
magnetici debolissimi sulle superfici dei
materiali: è questo l’obiettivo scientifico di
un nuovo microscopio a scansione realizzato da
un gruppo di ricercatori del
Centro S3 dell'INFM-CNR e dell’Università
di Modena.
Secondo quanto viene riferito nel resoconto
pubblicato sulla rivista online “Small”,
L’innovativo strumento è stato realizzato
combinando un microscopio a scansione con un
sensore magnetico estremamente sensibile.
L’analisi della superficie di un campione
avviene grazie allo sfioramento di una punta
costituita da pochi atomi in grado di rilevare
corrugamenti con dimensioni dell’ordine del
nanometro, a cui è associato un sensore che può
rivelare campi magnetici con una risoluzione
spaziale di alcuni milionesimi di metro.
Nella fase
sperimentale, il dispositivo ha consentito di
registrare per la prima volta i campi magnetici
e al contempo il profilo topografico di uno
strato di nanomagneti.
Questi ultimi sono strutture molecolari di
dimensioni tipiche di alcuni nanometri che si
candidano a costituire i bit - ovvero i mattoni
logici elementari - per la realizzazione di
memorie ad alta densità dei futuri computer.
“Questo strumento ci ha permesso di misurare
in maniera diretta le proprietà dei nanomagneti
molecolari sulle superfici anche a temperature
molto basse, fino a -270 gradi e, più in
generale, ci aiuta a capire la magnetizzazione
alla scala molecolare”, ha commentato Marco
Affronte, che ha messo a punto il dispositivo
con Alberto Ghirri, Andrea Candini, Marco
Evangelisti e Gian Carlo Gazzadi. “Si pensi
alla memoria di un disco rigido costituita da
una superficie magnetizzata: essere in grado di
controllare la magnetizzazione su scala
molecolare permetterà di realizzare memorie a
densità molto più elevata di quella attuale”.
(fc)
Tratto da: lescienze.espresso.repubblica.it
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
MICROSCOPIO - Due scatti per i nano-magneti
Un nuovo strumento
permette di misurare, contemporaneamente, il
campo magnetico e la struttura atomica della
materia su scala
nanometrica. Implicazioni per le future
generazioni di memorie ad alta densità
Istantanee di microscopici e
debolissimi campi magnetici, generati da
molecole di appena qualche nanometro
(miliardesimi di metro). Le hanno ottenute i
ricercatori del
Centro S3 dell’Istituto
Nazionale per la Fisica della Materia (Infm-Cnr)
di Modena e dell’Università
di Modena e Reggio Emilia, grazie a un nuovo
strumento, presentato oggi in un articolo sulla
rivista
Small.
Si tratta di un
microscopio a scansione combinato a un nuovo
sensore magnetico estremamente sensibile. Il
microscopio a scansione sfiora con la sua punta
- costituita da pochi atomi - la superficie del
campione da analizzare e ne rileva le rugosità
con una risoluzione di alcuni nanometri. Accanto
alla punta, il sensore magnetico registra
l'intensità del campo, anche se con un dettaglio
inferiore (di milionesimi di metro).
In questo modo i ricercatori sono riusciti a
ottenere contemporaneamente, per la prima volta,
le immagini della struttura atomica e le
proprietà magnetiche di un sottilissimo strato
di nano-magneti su un supporto di silicio.
“Il microscopio ci permette di misurare in
maniera diretta le proprietà dei nano-magneti
molecolari su superficie, anche a temperature
prossime allo zero assoluto, fino a meno 270
gradi”, spiega Marco Affronte che, insieme
a Alberto Ghirri, Andrea Candini, Marco
Evangelisti e Gian Carlo Gazzadi, ha messo a
punto lo strumento. “Soprattutto”,
continua il ricercatore, “ci aiuta a
comprendere la magnetizzazione alla scala
molecolare”.
Implicazioni importanti si prospettano nel campo
dell'informatica: controllare la magnetizzazione
su scala molecolare permetterà, infatti, di
realizzare memorie a densità molto più elevata
di quella attuale, cioè più piccole e più
capienti. I nano-magneti molecolari potrebbero
essere i bit nei computer del futuro. (t.m.)
Tratto da: galileonet.it
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Il superlaser a
raggi X che riesce a vedere nella cellula viva
- 03/02/2012
Funziona come un potentissimo microscopio - In
un altro esperimento scaldato un plasma a 2
milioni di gradi - In un altro esperimento
scaldato un plasma a 2 milioni di gradi.
Milano (I) - Si potrà scrutare all’interno di
una molecola biologica viva e in azione, ma
anche nel cuore di un atomo. La straordinaria
possibilità, che offrirà vantaggi notevoli alla
ricerca biologica e medica, è una delle
possibili applicazioni del primo laser a raggi X
che i ricercatori americani dello
Slac National Accelerator Laboratory sono
riusciti a costruire e a far funzionare.
45 ANNI DOPO
La strada è stata lunga e ardua perché questo
tipo di strumento era ipotizzato già nel 1967,
ma è occorso quasi mezzo secolo per passare
dalla teoria alla pratica. Lo strumento –
sottolineano gli scienziati – permetterà di
arrivare a scoperte prima impossibili.
Il nuovo laser descritto sulla rivista
britannica
Nature funziona come un potentissimo
microscopio. Bombardando con un fascio laser una
capsula di neon, prima si spingono gli elettroni
degli atomi a livelli superiori provocando poi
un crollo degli stessi a livelli inferiori. Ciò
causa un’emissione di fotoni nel campo dei raggi
X a una lunghezza d’onda brevissima innescando
all’interno dell’atomo di neon la generazione di
altri raggi X con un effetto domino che
amplifica la luce laser di duecento milioni di
volte.
RAGGI X
Finora non si era riusciti in questa impresa
perché non esisteva una sorgente di raggi X
abbastanza potente da riuscire a innescare
l’emissione del laser, i cui impulsi brevissimi
riescono a «illuminare» l’interno di una
molecola biologica viva senza distruggerla e
quindi vedere cose prima mai viste.
Nel laboratorio americano del Department of
Energy (Doe) il bombardamento degli atomi di
neon avviene con il Linac Coherent Light Sources,
oggi la più potente sorgente X esistente al
mondo.
Alla realizzazione ha contribuito anche un
gruppo di ricercatori tedeschi della Max Planck
Society di Amburgo.
LASER e FUSIONE
È curioso notare che, contemporaneamente, in una
stanza vicina degli stessi laboratori
californiani Slac, un altro gruppo di
ricercatori è riuscito a ottenere un
interessante risultato nel campo legato alla
fusione nucleare e sempre con laser a raggi X.
Partendo ancora dal potentissimo Linac hanno
bombardato un campione di alluminio creando un
plasma con una temperatura di due milioni di
gradi Celsius. Il tutto è durato un trilionesimo
di secondo.
Questo genere di esperimenti viene condotto per
studiare le caratteristiche del plasma al fine
di governarlo per produrre energia, come si
dovrà fare nei futuri reattori a fusione. Gli
scienziati americani per gestire il plasma fanno
ricorso ai raggi X mentre nella macchina Iter in
costruzione a Cadarache, in Francia, si
sperimenta il confinamento magnetico.
By Giovanni Caprara - Tratto da: corriere.it
Il super laser a
raggi X
A Menlo Park, in California, c'è il più potente
laser a raggi X del mondo, chiamato Linac
Coherent Light Source (LCLS).
Qualsiasi atomo,
molecola o granello di polvere posto al centro
del suo sottilissimo fascio raggiunge nel giro
di pochissimi femtosecondi una temperatura
superiore a un milione di Kelvin, alla quale un
atomo viene privato di tutti i gusci elettronici
che ne proteggono il nucleo.
Alimentato da uno dei più importanti
acceleratori lineari di particelle, lo SLAC,
questo laser è una meravigliosa apparecchiatura
ricca di innovazioni tecnologiche, che permette
lo studio della materia in condizioni insolite.
Come descrivono Nora Berrah e Philip H.
Bucksbaum nell'articolo
Il laser a raggi X più potente del mondo,
pubblicato sul numero di marzo di “Le Scienze”,
il fascio uscente può infatti creare stati
esotici della materia, e ottenere immagini di
atomi e molecole, chiarendo i meccanismi che
sottostanno alle reazioni chimico-fisiche che
governano la materia.
Con le sue animazioni 3D, il video ci accompagna
all'interno dello SLAC mostrando come l'energia
delle particelle accelerate viene poi
trasformata in fasci di radiazione X coerente, e
illustrandone gli effetti quando centra un
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